Biofuels di seconda generazione. Sostenibili?

  • 13 Ottobre 2008

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Saranno quelli di seconda generazione i biocarburanti sostenibili? La ricerca del settore, riunita nei giorni scorsi a Hong Kong per SynBio4.0, attira speranze e finanziamenti. Ma non manca chi mette in guardia sui possibili rischi.

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Mentre è ormai opinione sempre più condivisa (si veda l’ultimo rapporto Fao) che i biocombustibili tradizionali siano insostenibili dal punto di vista sociale e ambientale, le speranze di molti si concentrano sui biofuels cosiddetti di seconda generazione. Carburanti innovativi che non dovrebbero essere concorrenziali con la produzione di cibo, ottenuti per esempio dagli scarti agricoli, dalla cellulosa o dalle alghe.

Un campo in cui si sta investendo molto in ricerca, come testimonia Syn Bio 4.0 il più grande convegno mondiale di “biologia sintetica”, la branchia delle biotecnologie più attiva in questo settore, chiusosi questo week-end a Hong Kong e che vede tra gli sponsor grandi multinazionali del settore chimico ed energetico come BP, Chevron, Shell, Virgin Fuels, DuPont, Microsoft, Cargill, e Archer Daniels Midland.

Nella visione di ricercatori e corporations sta muovendo i primi passi un futuro post petrolifero pulito, basato sugli zuccheri estratti dalla materia vegetale. Ma siamo sicuri che i biocarburanti di seconda generazione siano privi di controindicazioni?

La domanda la pone ECT group, organizzazione ambientalista internazionale molto attiva sul fronte della sorveglianza sugli OGM e della lotta all’erosione dei suoli. In un documento di 12 pagine, “Commodifying Nature’s Last Straw? Extreme Genetic Engineering and the Post-Petroleum Sugar Economy”, pubblicato alla vigilia di SynBio 4.0, ECT mette in guardia sugli effetti che i biocarburanti di seconda generazione potrebbero avere su biodiversità e uso del suolo.

Oltre ad essere basati su tecnologie con rischi da tempo discussi, come ingegneria genetica e nanotecnologie, i biocarburanti del futuro che si potrebbero ottenere da specie coltivate su terreni non adatti all’agricoltura tradizionale, secondo ETC, comporterebbero una richiesta di biomassa tale da essere difficilmente sostenibili senza mettere a rischio ambienti naturali e salute dei suoli. Argomenti su cui, con lo sviluppo delle nuove tecnologie, bisognerà riflettere per non ripetere gli errori già compiuti con i biocarburanti tradizionali.

GM

13 ottobre 2008
 
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