Il biocarburante è fritto

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A Rovigo i mezzi della municipalizzata saranno alimentati con biodiesel ottenuto dagli oli usati raccolti da case e ristoranti. Un'interessante esperienza con un biocarburante più ecologico perché riciclato.

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Riciclare, evitare emissioni, risparmiare gasolio e smaltire in modo corretto uno scarto potenzialmente dannoso, tutto in una sola iniziativa: a Rovigo gli olii esausti delle cucine di case e ristoranti andranno a finire nei serbatoi dei camion della municipalizzata al posto del gasolio. Il Comune, assieme ad Asm, la municipalizzata cittadina, ha infatti avviato un progetto per produrre biodiesel a partire dall’olio esausto delle fritture .

Una filiera chiusa che coinvolge tutto il territorio provinciale: gli oli alimentari esausti di alberghi, ristoranti e normali cittadini vengono raccolti e portati in due aziende locali del settore, dove sono trattati e trasformati in carburante. In particolare una azienda tratterà e raffinerà l’olio (Salgaim Ecologic a Campagna Lupia a 50 Km da Treviso) e una realizzerà la produzione vera e propria del biodiesel dall’olio raffinato (Alchemia a Cavanella Po, a 36 km da Treviso). Tra le 60 e le 70 tonnellate di olio l’anno, secondo le stime del Comune, che ha avviato la raccolta già da due anni, diverranno carburante che verrà miscelato al gasolio e usato per far muovere i mezzi di Asm.

“Per ora si inizierà con 4-5 camion, ma il progetto è di estendere l’uso del nuovo carburante all’intera flotta, una cinquantina di mezzi”, ci racconta l’ingegner Giuseppe Romanello, dirigente della Divisione ambiente di Asm. I motori resteranno coperti dalla garanzia delle case produttrici e non avranno bisogno di modifiche per poter funzionare con la miscela di gasolio contenente il 25% di biodiesel da oli alimentari.

Il risparmio per la municipalizzata? “Difficile quantificarlo per ora, si parla ancora di piccoli numeri, i risultati si vedranno più avanti”, ci spiega Romanello; “il contratto con le aziende che trasformano l’olio delle fritture in biodiesel prevede comunque che il nuovo carburante costerà meno del gasolio puro”. Ma i risparmi sottolinea l’ingegnere sono anche quelli sulle emissioni: ” rispetto agli altri biocarburanti quello ottenuto dagli olii usati ha un bilancio in termini di emissioni sul ciclo di vita molto migliore. Non va conteggiata infatti la quota di CO2 dovuta alla fase agricola di produzione, ma solo quella legata al trasporto e alla raffinazione: circa il 90% di emissioni in meno sul ciclo di vita.”

In Italia, secondo i dati del Conoe, il consorzio obbligatorio per lo smaltimento degli oli e grassi vegetali e animali esausti, ogni anno vengono prodotte quasi 300 mila tonnellate di oli alimentari esausti. Di questi solo 30-40 mila vengono recuperati e tra i prodotti che vi si ottengono ci sono grassi per la concia, lubrificanti, bitumi, saponi e appunto biocarburanti. Quella di Rovigo per ora resta però l’unica esperienza italiana in cui oli da cucina esausti verranno usati sistematicamente da un flotta di mezzi così grande.

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