Serve un toro verde

  • 30 Settembre 2008

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Quello di rinnovabili ed efficienza energetica potrebbe diventare il "bull market", il settore in crescita che serve per uscire dalla crisi finanziaria attuale, scrive Glen Hurowitz su The Nation.

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Come arrampicarsi fuori dal baratro in cui è caduta l’economia americana e mondiale con la crisi finanziaria giunta al culmine proprio ieri? In questo clima di sfiducia e pessimismo serve un mercato in crescita, che dia fiducia e sicurezza agli investitori, quello che nel gergo di Wall Street si dice un “bull market”, mercato del toro. Per qualcuno, come Glen Hurowitz, esperto di economia ambientale e direttore del settore media di Greenpeace Usa, il “toro” che trascinerà l’economia fuori dalla brutta situazione in cui si è cacciati potrebbe essere verde. Dal 2001 – scrive a proposito in un articolo su The Nation – mentre il Dow Jones saliva in media del 2% l’industria dell’eolico è cresciuta del 339% e il solare di un incredibile 579%. Ed entrambe promettono di continuare la loro crescita.

A livello di occupazione puntare sulle aziende “verdi”, scrive Hurowitz, sarebbe molto più conveniente che non rattoppare i buchi delle compagnie finanziarie: secondo un report pubblicato dal Center for American Progress investendo 100 miliardi di dollari in rinnovabili e risparmio energetico si creerebbero 2 milioni di posti di lavoro, molti dei quali in settori duramente colpiti dalla crisi, come l’edilizia. Con lo stesso denaro investito nei servizi finanziari, invece, i posti sarebbero circa la metà (vedi anche articolo su Qualenergia.it)

Un investimento nell’industria verde delle dimensioni del buco creato a Wall Street – scrive l’economista – potrebbe favorire una crescita ancora più grande, eliminando praticamente la disoccupazione e incrementando significativamente i redditi della classe media. “Invece di finanziare paracaduti d’oro per gli amministratori delegati della finanza – sottolinea Hurowitz – il governo potrebbe finanziare la transizione da un’economia dipendente dal petrolio e combustibili fossili a una che funzioni completamente con energie pulite.”

“Invece di ripianare i debiti per i mutui guasti – continua l’esponente di Greenpeace – sarebbe meglio dare alla gente soldi per migliorare l’isolamento delle loro case o per dotarsi di un tetto fotovoltaico”. Un’idea, quest’ultima, proposta anche dall’opinionista David Roberts, che su Grist.org dedica un pezzo alla questione. Alla radici di questa crisi, scrive Roberts, ci sono troppi soldi che la gente non riesce a restituire, prestati per case di troppo poco valore. Incentivare l’efficienza energetica agirebbe su tutte e due le cause contemporaneamente: l’aumento del valore degli immobili e, con i risparmi ottenuti, consentire ai mutuatari di pagare i mutui.

In conlusione Glen Hurowitz su The Nation spiega che spendere denaro per stimolare l’economia verde anziché per ripianare i debiti dei giganti di Wall Street, avrebbe la conseguenza di far fallire alcune della grandi compagnie finanziarie alla base della crisi. Al loro posto comunque una nuova multimiliardaria economia verde potrebbe rimettere in piedi non solo l’America ma anche Wall Streeet. I benefici indiretti poi sarebbero molti più vasti, prevenendo una minaccia finanziaria anche più grande di quella attuale: il riscaldamento globale. Secondo le stime dl famoso Rapporto Stern i costi dovuti agli effetti del global warming (aumento delle malattie, alluvioni, siccità, ecc.) oscillerebbero tra il 5 e il 20% del prodotto interno lordo mondiale: per i soli Stati Uniti una botta da 3,8 milioni di miliardi ogni anno. A questo va aggiunto il vantaggio di iniziare una graduale uscita dalla dipendenza dalle fonti fossili e dai loro elevati prezzi.

GM

30 settembre 2008
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