Sul nucleare Regioni diffidenti verso il Governo

  • 18 Settembre 2008

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Gli assessori regionali all'ambiente hanno discusso sulle modalità di individuazione di un deposito per le scorie nucleari "normali". Contrarie ad un deposito per la rinascita dell'atomo, le Regioni non accetteranno imposizioni dal Governo.

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In un’intervista all’Agenzia Dire due assessori regionali all’ambiente di Piemonte e Basilicata esprimono le loro perplessità e una certa diffidenza sull’approccio adottato dal governo nel decidere le procedure per l’individuazione del sito di superficie per le scorie nucleari “normali”, cioè quelle relative allo smantellamento della passata esperienza atomica nazionale e alle attività di medicina nucleare.

Il sospetto di questi due assessori, ma pare anche di altri loro colleghi che ne hanno discusso il 16 settembre a Roma in un coordinamento dei responsabili regionali per l’ambiente, è che il governo stia cercando invece di individuare un deposito che diventi idoneo anche per il tanto osannato futuro nucleare italiano, del suo ritorno sul nostro territorio.
I due assessori regionali appartengono a realtà molto coinvolte nel nucleare: il Piemonte, perché ospita scorie di centrali chiuse al tempo del referendum e la Basilicata, dove a Scanzano Jonico si alzarono le barricate per dire “no” al deposito geologico.

Nicola De Ruggiero, assessore all’Ambiente del Piemonte, ha detto all’Agenzia Dire che ci sono “due sostanziali criticità”; la prima riguarda il mandato della commissione composta da Governo, Regioni, Enea e Apat, insediata dal precedente governo e confermata dall’attuale; questo mandato è di ricercare un deposito definitivo per le scorie nucleari, eredità del passato, e per quelle che oggi si producono nella normale attività. Ma questo compito non deve spingersi a cercare un sito per un’ipotesi di ritorno della tecnologia. “Perché – dice De Ruggiero – la cosa cambierebbe del tutto le carte in tavola”. E continua: “Il Piemonte è partecipe nell’individuazione di un deposito per il vecchio nucleare, ma è contrario ad un deposito per il nuovo nucleare vista anche la posizione negativa per una ripresa della stagione nucleare”. Insomma, mettere in sicurezza l’eredità del “vecchio atomo” è un dovere e la Regione sembra volersi impegnare in questo, ma non intende dare il proprio contributo al rinascimento nucleare.

La seconda criticità individuata da Nicola De Ruggiero, è che mentre la Commissione chiede di individuare una procedura di condivisione con la Regione ospitante, sembra che da parte dello Sviluppo Economico esista la volontà di forzare ogni decisione sul tema e non importa se questa sia o meno condivisa. Un sospetto che ad oggi non sembra del tutto campato in aria.

Per Vincenzo Santochirico, assessore all’Ambiente della Basilicata, il gruppo lavoro istituito da Bersani era “per le procedure relative all’individuazione di un sito unico per lo smaltimento delle scorie derivanti dallo smantellamento delle centrali esistenti e dei rifiuti sanitari e deve limitarsi a individuare criteri di indirizzo, modalità e procedure per individuare le aree idonee al sito”. Ma la disponibilità delle Regioni che devono ospitare il sito è essenziale così come la concertazione. Santochirico ritiene che nessuna Regione accetterà imposizioni e meno che mai i rifiuti del “prossimo nucleare”. Quel gruppo di lavoro, ricorda Santochirico, nasce proprio per evitare l’esperienza di Scanzano, che fu a più riprese definito il sito geologico più adatto ad ospitare i rifiuti radioattivi italiani, considerato poi non idoneo.
L’assessore lucano più in generale chiede quindi al Governo di “ripensare la scelta di tornare al nucleare, perché intempestiva e non meditata”.

Sull’esperienza di Scanzano è da pochi giorni in libreria il volume di Pasqule Stigliani e Francesco Buccolo, “Fragole e uranio”. Scanzano Jonico: storia di una rivolta (Editore Palomar), con prefazione di Beppe Grillo. Il libro ricostruisce le motivazioni della protesta dei cittadini lucani contro il progetto governativo di realizzare una discarica di scorie nucleari nel territorio di Terzo Cavone, in Scanzano Jonico. Vengono ripresi molti interventi di cittadini, esperti scientifici e giornalisti di testate nazionali, sul tema del nucleare e dei suoi problemi irrisolti e proposte idee per un modello energetico basato sulla produzione di elettricità decentrata con l’impiego delle fonti rinnovabili.

LB

18 settembre 2008

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