Gli investitori, infatti, sono restii a finanziare il “rinascimento nucleare” senza garanzie economiche da parte del governo federale. A spaventarli i rischi e i costi che lievitano: come abbiamo già raccontato, i preventivi per le nuove centrali usa si moltiplicano con il passare dei mesi. Se un anno fa l’Energy Information Administration stimava che aggiungere un kilowatt di energia nucleare sarebbe costato (al netto di inflazione e costi per i finanziamenti) 2.143 dollari, la stima 12 mesi dopo è più che raddoppiata: 5.000 dollari a kilowatt. Una cifra per alcuni ancora sottostimata: Florida Power & Light prevede per i reattori che sta costruendo 8.000 dollari a kilowatt.
Senza garanzie federali dunque nessuno vuol prestare i soldi alle industrie del nucleare e il Congresso, in dicembre, ha autorizzato un fondo di garanzia di 18 miliardi di dollari, che il Nuclear Energy Institute, lobby del nucleare, vorrebbe ampliato ed esteso (scadrebbe l’anno prossimo) e senza il quale il progetto di Mc Cain difficilmente potrà essere realizzato.
Negli States al momento sono in attività 104 impianti nucleari, l’ultimo completato nel 1996; l’atomo soddisfa il 20% del fabbisogno di elettricità del paese. Il candidato repubblicano in campagna elettorale ha annunciato che, se sarà eletto, spingerà per la realizzazione di 45 nuove centrali entro il 2030 per soddisfare il fabbisogno di elettricità che a quell’anno, prevede, sarà aumentato del 29%.
Insomma, che vinca Mc Cain o Obama l’ostacolo maggiore dell’industria nucleare resterà il mercato e specialmente il reperimento degli ingenti capitali. Un ostacolo che potrà essere superato solo con un intervento attivo del futuro governo, che dovrà aiutare l’atomo scaricandone i rischi economici sui contribuenti.
GM
15 settembre 2008