Petrolio a buon mercato? Meglio di no

  • 11 Settembre 2008

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Sperare che il petrolio torni ad essere economico? Non è realistico ed è contro i nostri interessi. Hamish Mc Rae spiega perchè in un editoriale sull'Independent.

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Nelle ultime settimane il prezzo del petrolio ha ricominciato a scendere facendo tirare un sospiro di sollievo a molti. Ma è un’illusione pensare di poter tornare all’epoca del petrolio a buon mercato – scrive Hamish Mc Rae, noto editorialista economico dell’Independent – che, inoltre, ritiene che solo questo non accadrà, ma che non è nemmeno auspicabile.

I 100 dollari al barile, visti in questi giorni come una cifra che da sollievo dal caro greggio, solo un anno e mezzo fa erano visti come una soglia passata la quale ci sarebbero state conseguenze tremende per l’economia mondiale. In questi 18 mesi il prezzo del barile ha superato di gran lunga questa cifra, raggiungendo livelli molto più alti (in termini sia assoluti che relativi) dei peggiori momenti degli anni ’70 e dei primi anni ’80, ma – fa notare Mae – le conseguenze economiche sono state molto meno gravi di quello che ci si aspettava o di quanto è successo negli anni ’70 e ’80: non si è fermata la crescita negli Stati Uniti ed è continuata in Cina e in India, solo l’area dell’Euro ha avuto un rallentamento nel secondo quarto del 2008.

Il mondo, insomma, non è finito, ma si è adattato a vivere con il petrolio a 100 dollari al barile. Per farlo – spiega l’editorialista dell’Independent – come negli anni ’70 e ’80 si è economizzato dove il petrolio era indispensabile e sostituito con altre fonti dove era possibile. Se allo shock petrolifero degli anni ’70 – ’80, che aveva cause totalmente diverse da quello odierno, è poi seguito un periodo di abbondanza e di greggio a prezzi stracciati, non possiamo attenderci che la situazione si ripeti in futuro.

Il destino del petrolio, secondo Rae, è di restare caro data la finitezza delle risorse petrolifere e la crescita della domanda e, anche se si avverassero le stime più ottimistiche, come quella di Charles Dumas al Lombard Street Research che parla di un prezzo del barile tra i 50 e i 70 dollari entro i prossimi due anni, il greggio non tornerà mai (parlando di valori reali) ai livelli degli anni ’90.

Difficilmente dunque i sostituti del petrolio riscoperti in questo periodo di prezzi alti verranno rimessi nell’armadio. Ai prezzi attuali, ma anche leggermente più bassi, le tecnologie che una volta erano non economiche sono diventate competitive. Biocarburanti, gassificazione del carbone, eolico e solare, che con l’ingresso nel mercato della Cina ha prezzi sempre più bassi – scrive l’editorialista – continueranno ad essere interessanti.

E poi c’è la questione della sicurezza energetica, riportata all’attenzione bruscamente, prima dalle guerre per il petrolio in Medio Oriente e nelle ultime settimane dalle tensioni politiche con la Russia. L’indipendenza energetica è una necessità di cui si è sempre coscienti e non è un caso che sia Barrack Obama che Gordon Brown ne abbiano fatto recentemente un loro cavallo da battaglia. 

L’opinionista inglese ritiene che la lezione appresa dal caro petrolio in questo anno non va dimenticata: “lo sforzo per migliorare l’efficienza energetica è assolutamente al centro di ogni business al mondo”, scrive Rae. E continua: “maggiore è l’efficienza energetica di un paese minore sarà la domanda di combustibile marginale (quello cioè con il prezzo più sensibile alla domanda), cioè il petrolio.” Per cui, conclude, inutile sperare in un ritorno all’epoca delle vacche grasse del greggio: “non è né realistico né nei nostri interessi”.

GM

12 settembre 2008
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