Un piano europeo per tecnologie energetiche

  • 10 Settembre 2008

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Lo Strategic Energy Technology Plan valuta le soluzioni per il futuro energetico dell'Europa. Una nostra intervista al direttore dell'Istituto per l'Energia della Commissione, Giovanni De Santi.

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La Commissione europea a novembre scorso ha varato uno Strategic Energy Technology Plan per coordinare la ricerca sulle tecnologie energetiche e porre le basi per una politica comunitaria in materia. Abbiamo rivolto qualche domanda a Giovanni De Santi, direttore dell’Istituto per l’Energia del Centro Comune di Ricerca, organismo  con un ruolo di monitor indipendente sulle tecnologie per l’energia e di consulenza presso la Commissione, che ha curato lo sviluppo scientifico del piano.

Ingegner De Santi, qual è lo stato della ricerca sull’energia in Europa?
Da tempo vi è uno sviluppo notevole delle varie tecnologie, ma la cosa di cui ci siamo resi conto è che non c’era un coordinamento. Ecco perché la Commissione alla fine dell’anno scorso ha dato vita allo Strategic Energy Technology Plan. Solo un coordinamento e una visione integrale può garantire che il futuro quadro energetico sia il più sostenibile, il meno costoso e il più sicuro. È l’inizio di una politica energetica comunitaria. Quello che sta facendo la Commissione è aiutare i paesi membri ad abbattere i costi per la ricerca sviluppando una strategia comune e un mercato comune. Ad esempio, uniformare gli standard di sicurezza contribuisce molto a ridurre i tempi e i costi delle innovazioni.

Nell’ambito del piano avete fatto una “mappa delle tecnologie”: quali sono quelle che avete individuato per il futuro energetico dell’Europa?
Per l’orizzonte a breve termine, quello al 2020, abbiamo individuato 7 priorità: il solare (sia a concentrazione che fotovoltaico), l’eolico, il carbone pulito, il nucleare a fissione (di terza generazione avanzata), migliorare l’infrastruttura di distribuzione, l’idrogeno e le fuel-cell, i biofuels di seconda generazione.
Ogni tecnologia deve rispondere a tre criteri: deve essere sostenibile da un punto di vista ambientale, deve essere economica, perché il cittadino deve pagare il meno possibile, e terzo deve essere sicura, cioè dipendere il meno possibile da approvvigionamenti esterni.

C’è chi ritiene che il carbone e il nucleare non abbiano questi requisiti di convenienza economica, sostenibilità e sicurezza negli approvvigionamenti…
Ci sarà bisogno di tutte le fonti di energia, che dovranno essere ottimizzate. Il carbone è una materia abbondante in Europa, soprattutto in Inghilterra e Polonia, per cui non può essere ignorato e occorre puntare sulla tecnologia del carbone pulito, attraverso la cattura dell’anidride carbonica. Il nucleare più che i costi per gli approvvigionamenti deve vincere certe barriere di accettabilità pubblica. Le centrali di terza generazione sono già sicure e competitive, ma occorrerà aspettare la quarta generazione (il cui primo prototipo ci sarà forse nel 2020) per vedere risolti problemi come quello delle scorie, aumentata la competitività e ridotte anche le difficoltà di approvvigionamento.

Tra le priorità c’è il miglioramento della rete di distribuzione…
Dobbiamo avere una rete che si adatta alle caratteristiche di tutte le diverse fonti energetiche. Una rete flessibile e intelligente, ad esempio se si sviluppa l’eolico off-shore si ha energia che non è costante, ma che ha dei momenti di picco con molta energia che la rete deve assorbire e altri momenti in cui non si riceve niente. Ci vuole una rete elastica che assorba i picchi e immagazzini per quando non si riceve niente. Un problema molto grande perché implica un coordinamento tra i paesi membri per aver una rete unificata: occorre abbattere le barriere regionali, se non nazionali, all’import-export di energia.

Quindi si parla di una rete che possa accogliere impianti per l’energia rinnovabile di grandi dimensioni, è un modello che resta compatibile anche con la generazione distribuita da piccoli impianti domestici?
Non si parla necessariamente solo di grandi impianti, ad esempio per il solare (se si esclude quello a concentrazione che deve essere fatto per forza su grande scala) vanno seguite entrambe le linee: sia grandi impianti per produzioni rilevanti che distribuito per i consumi domestici. I due modi di produzione, distribuito a basse potenze e concentrato ad alte potenze, sono compatibili proprio perché si tratta di avere una rete flessibile e un sistema di tariffe altrettanto flessibile, fatte anche di incentivi.

Parlando di incentivi, quando ritiene che il fotovoltaico diverrà competitivo come costi nei confronti delle fonti tradizionali?
In certi paesi del sud dell’Europa è già competitivo sui costi di produzione di energia nei momenti di picco della produzione solare che, specie in estate, corrispondono anche a quelli del picco dei consumi. Quello che manca è la parità a livello di media, ma io credo che la raggiungeremo in meno di 10 anni.

GM

11 settembre 2008

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