Dove va il fotovoltaico europeo

In Italia 1.500 MW fotovoltaici al 2010; sempre più in crescita il mercato spagnolo; il 12% della domanda elettrica europea soddisfatta dall'energia solare entro il 2020. L'editoriale di Gianni Silvestrini.

ADV
image_pdfimage_print
Il fotovoltaico non cessa di sorprendere. E la 23a conferenza solare tenutasi nei giorni scorsi a Valencia ha confermato la crescita rivoluzionaria in atto e contemporaneamente le nuvole che si profilano all’orizzonte.
Cominciamo con un dato, quello della Spagna, che a fronte dei 595 MW cumulativi alla fine del 2007, quest’anno registra un vero boom che dovrebbe portarla a superare i 1.500 MW, con una crescita annuale che la pone vicina ai valori della Germania. Il motivo è semplice. Alla fine di settembre cesserà la validità delle attuali tariffe, molto generose in particolare per gli impianti a terra che rappresentano larga parte dell’installato nella penisola iberica. Le proposte governative che stanno circolando prevedono una riduzione degli incentivi del 30-35%. Le industrie del comparto, attivissime, con una occupazione che ha ormai raggiunto le 26.000 unità, stanno facendo pressioni per ottenere una discesa più graduale per evitare crisi produttive.

Questo provvedimento si affianca, del resto, a quello del governo tedesco che prevede riduzioni del riconoscimento tariffario del 25% nel giro di tre anni.
Ovviamente questi interventi scontano una forte riduzione dei prezzi dei sistemi solari sul medio periodo, grazie anche al fatto che tra il 2009 e il 2011 i colli di bottiglia della produzione di silicio e wafer dovrebbero essere progressivamente superati.

In questo clima di grande entusiasmo si colloca l’ultima valutazione delle installazioni fotovoltaiche al 2020 da parte dell’Epia, l’associazione europea dei produttori solari. Secondo queste stime, molto superiori rispetto anche a quelle del recente passato, il solare dovrebbe arrivare a soddisfare il 12% della domanda europea di elettricità. Alla base di questo ottimistico scenario vi è la considerazione che la discesa dei prezzi consentirà di garantire nei paesi del sud Europa, subito dopo il 2010, la produzione di elettricità a valori inferiori rispetto al costo della bolletta e che quindi il mercato si autoalimenterà anche in presenza di una drastica riduzione degli incentivi.

Sempre a Valencia il Kyoto Club ha presentato le sue valutazioni sulla crescita del mercato italiano. Anche da noi si dovrebbe vedere una crescita rapidissima, con installazioni che potrebbero raggiungere i 1.500 MW già nel 2010 (vedi grafico). Queste stime tengono conto di quattro fattori. Da un lato le richieste per diversi GW di studi di connessione per centrali multi-megawatt denotano una forte disponibilità ad investire, pur ipotizzando un alto tasso di mortalità dei progetti. In secondo luogo, la riduzione dei costi dei moduli che si accentuerà nel corso dei prossimi due anni. Quindi, la revisione delle tariffe al raggiungimento del tetto dei 1.200 MW che provocherà una accelerazione delle installazioni. Infine, il taglio degli incentivi in Germania e Spagna che renderà particolarmente interessanti gli investimenti nel nostro paese.
Insomma, uno scenario che deve essere governato con una contemporanea accelerazione degli investimenti in corso per creare un’industria italiana del fotovoltaico in modo da essere in grado, sul medio periodo, di soddisfare il mercato anche con incentivi decisamente inferiori.

 

ADV
×