Il pericolo è identificato nel tentativo di bloccare la fragile crescita della tecnologia sul territorio, nonostante che a fine 2007 un sondaggio avesse indicato che il 90% dei francesi era favorevole allo sviluppo dell’eolico.
Ma gli ultimi mesi hanno dato registrato un escalation di posizioni anti-eoliche. Lo scorso 17 marzo, oltre settanta senatori hanno depositato un progetto di legge che prevede l’obbligatorietà di referendum locali per l’installazione delle turbine. Il 24 aprile, un deputato del partito conservatore UMP (Union pour un Mouvement Populaire) ha presentato una proposta di legge simile.
A giugno si riunisce un comitato di orientamento strategico che raggruppa le associazioni che si oppongono all’eolico, presieduto da Valéry Giscard d’Estaing, che addirittura denuncia una lobby germano-danese dell’industria eolica. Nel comitato c’è anche il presidente onorario dell’EDF, la compagnia elettrica di Francia.
Passa poco tempo e si viene a scoprire che il Governo ha l’intenzione di sottoporre le centrali eoliche alla procedura di autorizzazione tipica delle infrastrutture più dannose per l’ambiente. Ma va detto che gli impianti eolici prima di essere costruiti devono già ottenere un permesso concesso dopo una valutazione ambientale e paesaggistica.
A mettere il piede sull’acceleratore anche l’Istituto Montaigne che accusa l’eolico di essere troppo costoso. Questo club del pensiero liberale francese è finanziato da diverse multinazionali, tra cui Areva, leader nel nucleare e le cui azioni sono per il 90% proprietà dello Stato.
Pochi sono i dubbi sulla presenza di una potente lobby pro-nucleare che trama contro l’energia eolica e neanche così nell’ombra. A tal proposito viene citato nell’articolo lo scienziato Hubert Reeves che afferma: “ogni turbina eolica garantisce un po’ meno gas serra nell’atmosfera o un po’ meno di rifiuti nucleari da gestire per le generazioni future”. E poi un appello di Reeves che in sintesi chiede ai politici eletti il rispetto della propria dignità e del proprio onere per “resistere alla pressione degli interessi di brevi periodo”.
E pensare che la Francia, nel quadro della Presidenza europea, dovrà preparare la conferenza di Copenaghen del 2009 per la fase post Kyoto.
LB
4 settembre 2008