Lo standard del biocarburante sostenibile

  • 29 Agosto 2008

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Incontro di 400 esperti sugli standard per rendere più sostenibili i biocarburanti. Devono emettere meno CO2 e fornire più energia netta, non intaccare la sicurezza alimentare, rispettare uomo e ambiente. Per ora è solo una bozza in dodici punti, importanti ma ancora vaghi e da discutere.

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Biocarburanti che riducano effettivamente le emissioni di CO2, anche sul lungo termine, che non entrino in competizione con la produzione alimentare, la cui produzione rispetti l’ambiente e i diritti dei lavoratori. Quattrocento esperti da tutto il mondo, riuniti alla “Tavola rotonda sui biocarburanti sostenibili” (Roundtable on Sustainable Biofuels – RSB), voluta dalle Nazioni Unite, hanno speso alcuni giorni di agosto a Losanna, in Svizzera, per fare il punto di un lavoro iniziato un anno fa e affrontare i tanti effetti collaterali dei biofuels elaborando delle linee guida per far sì che la loro produzione sia ambientalmente e socialmente più sostenibile.

Ne è uscita quella che per ora è solo una bozza in cui si propongono alcuni standard da rispettare nel produrre biocarburanti, una “versione zero” come è stata definita, un documento attorno al quale dovrà ruotare il dibattito tra i vari stakeholders per poi arrivare, tra febbraio e aprile 2009, alla pubblicazione di una prima versione ufficiale.

Dodici punti che contengono altrettanti principi che la filiera dei biocombustibili dovrebbe rispettare: alcuni abbastanza scontati come quello della legalità, che stabilisce che le coltivazioni a scopi energetici devono rispettare le leggi del paese che le ospita, altri che affrontano i problemi chiave dei biofuels abbozzando alcune soluzioni. Si parla, ad esempio di acqua, aria, biodiversità e conservazione del suolo: si stabilisce che le colture biofuel non devono rubare spazio a foreste e zone prottette, che devono rispettare i corridoi ecologici, che non devono degradare il suolo e così via.

Uno dei principi fondamentali è poi la riduzione effettiva dei gas serra rispetto ai combustibili fossili: a tal proposito si propone di istituire un sistema di classificazione che tenga conto di tutto il ciclo produttivo; l’obiettivo è incentivare le colture con un miglior rapporto tra emissioni ed energia netta fornita.

Altro punto caldo è quello che stabilisce che i biocarburanti non devono pesare sulla sicurezza alimentare, incidendo sul prezzo dei cereali come è accaduto finora. Le soluzioni proposte sono favorire la produzioni da scarti di colture alimentari “quando economicamente conveniente” e promuovere l’utilizzo di “terre marginali degradate o sottoutilizzate”; i grandi produttori poi, secondo la RSB, dovrebbero valutare l’impatto delle loro colture sulla produzione alimentare dei paesi in cui operano.

Soluzioni, come si intuisce, che non risolvono il problema, ma che sono solo un punto di partenza: la definizione di terre marginali, ad esempio, segnala una nota del documento, deve ancora essere stabilita, come pure non è chiaro come i produttori debbano valutare l’impatto delle propri colture energetiche. Insomma, gli standard definiti dalla Tavola Rotonda toccano i problemi, ma sono appunto linee guida ancora non ben delineate. Una valutazione migliore si potrà dare con la “versione uno”, che sarà pubblicata a inizio 2009, ma prima di vedere tradotti in pratica i principi fondamentali per rendere i biocarburanti più sostenibili quanto dovremo aspettare?

GM

29 agosto 2008

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