Obama, il vice e il piano energetico

  • 28 Agosto 2008

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Un vice presidente sensibile ai temi verdi e un piano energetico-ambientale che parla di tagli alle emissioni, efficenza e fonti rinnovabili. Nonostante alcune critiche gli ambientalisti americani preferiscono Barack Obama.

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Passa per la convention dei Democratici americani, in corso in questi giorni a Denver, il futuro delle politiche ambientali Usa. Sono in molti a sperare in un cambio di rotta netto della superpotenza in materia ad opera del prossimo presidente. Che sia Obama o Mc Cain, difficilmente le scelte future americane potranno essere più sgradite a chi si preoccupa del riscaldamento globale di quelle del “presidente petroliere” George Bush.

Anche il repubblicano Mc Cain infatti, seppur tra le accuse di limitarsi alle parole senza prendere impegni, ha dichiarato la necessità di investire sulle energie rinnovabili e di adottare un sistema per ridurre le emissioni. Gli ambientalisti Usa però non sembrano avere dubbi tra i due contendenti: si sono schierati per la quasi totalità dalla parte democratica. Tre tra le maggiori associazioni ambientaliste del paese, Friends of the Earth, la League of Conservation Voters e il Sierra Club, hanno espresso pubblicamente il loro appoggio  a Barack Obama.

La settimana scorsa poi l’attesa nomina del vice è stata accolta con favore dagli ecologisti americani. Anche se molti avrebbero preferito Al Gore, tra i papabili quello con le idee più radicali in materia di lotta al global warming, il vice designato da Obama, Joe Biden, secondo molti ha le carte in regola per supportare una politica energetica più verde e coraggiosa.

Biden, anziano senatore del Delaware, scelto da Obama anche per la sua esperienza in politica estera, ha fatto sentire diverse volte la sua voce su temi come la riduzione delle emissioni di gas serra. Al senato, in qualità di membro del comitato per le relazioni estere, è stato uno dei due promotori della risoluzione “Sense of the Senate” in cui si chiedeva che gli Usa partecipassero ai negoziati per il post Kyoto. Biden è stato anche tra i primi sostenitori del Boxer-Sanders Global Warming Pollution Reduction Act, cioè la proposta, poi bocciata, di riportare le emissioni ai livelli del 1990 entro il 2020 ed, entro il 2050, di ridurle dell’80% rispetto ai quei livelli.

Il senatore del Delaware nella sua carriera ha spesso invocato politiche a sostegno delle rinnovabili e si è battuto contro l’apertura alle trivellazioni petrolifere di nuove aree del territorio nazionale, come le riserve dell’Alaska. Spesso in passato il potenziale vice presidente ha preso posizioni più apprezzate dagli ambientalisti rispetto a quelle del candidato alla Casa Bianca: Biden ad esempio – al contrario di Obama – votò contro al contestato Energy Policy Act del 2005, accusato di favorire gli interessi dei petrolieri; e ancora, il vice presidente proposto è immune dalle simpatie per il “carbone pulito” che molti hanno contestato al candidato democratico.

Insomma, la scelta del vicepresidente, secondo quanto scrive il commentatore David Roberts su Grist.org, dovrebbe rassicurare gli ambientalisti, anche se chi ha qualche dubbio sui biocarburanti, a dire il vero, potrebbe avere qualcosa da ridire, dato che Biden vuole promuovere biodisel ed etanolo introducendo quote obbligatorie.

Barack Obama nelle settimane scorse ha presentato anche un piano per l’energia, che punta molto su efficienza e riduzione delle emissioni: si parla di un sistema cap-and-trade per ridurre le emissioni, con il 100% dei permessi venduti tramite asta; di un fondo da 150 miliardi di dollari per fonti alternative e risparmio energetico; di standard di efficienza del carburante e incentivi per arrivare a un milione di auto ibride sulla strada entro il 2015; di investimenti per migliorare la rete elettrica nazionale; di rendere più energicamente efficenti 1 milione di abitazioni all’anno e di molto altro. Un economia verde che – si spiega nella presentazione del piano – dovrebbe creare 5 milioni di posti di lavoro.

Quindi le tematiche vengono affrontate, anche se non mancano le critiche. Obama secondo alcuni è ancora troppo affezionato a carbone e petrolio: l’unico obiettivo per la riduzione delle emissioni fissato al 2050 è troppo lontano nel tempo per essere realmente efficace – fa notare Ted Glick, coordinatore dell’associazione US Climate Emergency Council. Obama poi é favorevole a nuove trivellazioni (anche se con più restrizioni rispetto a Mc Cain) e all’estrazione del greggio da argillite e scisti bituminosi. Il candidato democratico inoltre vuole incentivare la produzione di biocarburanti e crede a investimenti a favore del carbone cosiddetto pulito: propone una collaborazione tra pubblico e privati per la costruzione di 5 centrali a carbone provviste di tecnologia per il sequestro della CO2. Sul nucleare, infine, Obama – che ha tra i finanziatori della sua campagna elettorale anche il gigante del settore Exelon – resta ambiguo: non è contrario alla costruzione di nuove centrali, ma “solo a patto che siano pulite e sicure”.

Un quadro energetico e ambientale, quindi, ancora tutto in divenire e da chiarire.

GM

28 agosto 2008
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