Assurdi incentivi al carbone del Sulcis

  • 17 Luglio 2008

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La Commissione europea ferma il progetto della nuova centrale a carbone del Sulcis. Occorre indagare sugli incentivi previsti che sarebbero lesivi della concorrenza. Il carbone non è la fonte energetica per lo sviluppo della Sardegna.

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Frena ancora il progetto di una centrale elettrica a carbone vicino alle miniere del Sulcis. Le ditte che dovrebbero partecipare alla gara per la costruzione e la gestione, senza la garanzia di incentivi statali non si fanno avanti e proprio sugli incentivi che lo Stato dovrebbe stanziare la Commissione europea ieri ha bacchettato l’Italia. Tali aiuti potrebbero essere lesivi della concorrenza, sostiene la Commissione, che ha avviato in proposito un’indagine formale e invitato l’Italia a “sospendere immediatamente qualsiasi azione che conduca all’ulteriore avanzamento del progetto come previsto fino a d oggi”.

Il progetto della centrale prevede un ciclo integrato tra l’estrazione del carbone e l’impianto per produrre energia alimentato dal combustibile fossile, un modo per valorizzare la miniera, dato che il recupero economico dei costi si avrebbe soprattutto con la produzione di energia elettrica. L’energia verrebbe poi venduta sul mercato a prezzi maggiorati (grazie agli incentivi statali), mentre le imprese sarde potrebbero ottenere sconti sulle tariffe. La Commissione, appunto, teme che questo accordo possa “dare un vantaggio competitivo non dovuto al nuovo impianto, che riceverebbe un aiuto operativo, e anche ai consumatori finali, che avrebbero la possibilità di comprare elettricità a prezzi artificialmente bassi”.

Già nella primavera del 2006 la Commissione aveva bocciato senza mezzi termini il sistema di incentivi in base al quale la società vincitrice della gara avrebbe potuto vendere al GSE l’elettricità prodotta con la stessa formula di prezzo del Cip 6/92, ottenendo in questo modo, secondo Bruxelles, un indebito aiuto di Stato.

Ora però gli incentivi sono tornati nel progetto, che senza aiuti statali sarebbe poco conveniente, per giunta abbinati a sconti verso i grossi consumatori di energia. Un sussidio dunque ad una fonte niente affatto rinnovabile. Aiuti che secondo l’Ue potrebbero “penalizzare gli attuali fornitori di energia elettrica, che perderebbero i loro maggiori clienti a causa della nuova centrale sovvenzionata e sarebbero costretti a ridurre la produzione per mancanza di altri sbocchi”. Inoltre, in assenza di una clientela consistente, specifica la nota della Commissione, “sarà difficile che nuovi fornitori di energia entrino sul mercato”.

Gli incentivi al carbone, d’altra parte, prima che dall’Europa erano già stati “bocciati” fin dall’inizio dagli ambientalisti: “Carbone, sulcis e Cip6 è il peggiore tris con cui giocare la difficile partita del caro energia e dei cambiamenti climatici – commenta Matteo Leonardi responsabile energia e clima del WWF Italia – la fonte maggiormente responsabile dei cambiamenti climatici, la miniera più inquinante ed antieconomica d’Europa, il sistema d’incentivazione meno trasparente che si possa immaginare. E’ un esempio lampante di pessima politica energetica, antieconomica e irresponsabile nella lotta ai cambiamenti climatici.

Il tutto – rincara Leonardi – con il pretesto di difendere l’occupazione e sviluppare le risorse nazionali, ma è evidente la volontà di drenare risorse ai consumatori per favorire le solite imprese elettriche e i soliti grandi consumatori. Meno male interviene la Commissione europea. Perseverare nel passato significa soffocare il rinnovamento non solo dei sistemi energetici, ma anche di quelli industriali. Quando si introduce un incentivo improprio qualcuno ne beneficia e gli altri pagano sempre di più.” E conclude: “l’occupazione si promuove con le nuove tecnologie per l’efficienza e il risparmio energetico, la Germania installa 1000 MW di solare fotovoltaico all’anno, in Sardegna forse è nuvoloso? Pare di sì”.

Dello stesso parere anche Francesco Tedesco, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia: “E’ scandaloso che in Sardegna si pensasse di assegnare al carbone sporco del Sulcis incentivi che dovrebbero andare invece alle fonti rinnovabili, così come è scandaloso che Soru continui a bloccare lo sviluppo nell’Isola di una fonte pulita come l’eolico – commenta a Qualenergia.it – perseguire questa oscena politica pro-carbone in Sardegna va contro gli impegni italiani per Kyoto, contro le politiche dell’Unione europea, e contro lo stesso interesse dei sardi in quanto l’eolico permetterebbe di creare molti più posti di lavoro. Si tratterebbe di un’occupazione pulita che renderebbe inutile riaprire miniere chiuse da oltre 40 anni. Puntando sull’eolico, la Sardegna avrebbe la possibilià di soddisfare la metà della propria domanda interna di energia, per sempre. Questa è la vera innovazione”.

GM

17 luglio 2008
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