Nucleare in Italia, un effimero revival

  • 15 Luglio 2008

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Un articolo di Gianni Silvestrini per KyotoClubNews su media, politica e lobby industriali e il nuovo clima culturale e informativo che tende ad occultare i rischi tecnologici ed economici dell'opzione nucleare per il nostro paese.

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Il ritorno del nucleare sui media italiani vede una larga maggioranza di articoli e posizioni favorevoli alla nuova apertura del Governo e poco spazio viceversa alle idee critiche. Più in generale, anche a livello internazionale si coglie questo revival. Non è ancora un rinascimento nucleare, ma è certamente un’operazione mediaticamente di grande efficacia.
Considerando tutti gli elementi che rendono poco plausibile una ripresa su larga scala della costruzione di nuove centrali, dai costi agli aspetti organizzativi, viene da chiedersi quali siano le ragioni che supportano questa azione di rilancio.

Il tentativo culturale è quello di occultare con soavità tutti i rischi e di predicare benefici improbabili. Anche se è difficile che si arrivi alla situazione di mezzo secolo fa, quando si vantavano acque minerali “debolmente radioattive” o si dichiarava che i costi del nucleare sarebbero stati così bassi da rendere inutili i contatori, “too cheap to meter” come dichiarava ineffabile Lewis Strauss, presidente dell’Atomic Energy Commission.

Alla base di questa ripresa di attenzione credo che ci sia l’attesa miracolista nei confronti di una tecnologia che possa salvarci dal petrolio a 150 dollari al barile e dal clima impazzito.
Un’umanità sempre più preoccupata vuole credere in una soluzione salvifica. E l’aspettativa diviene più concreta quando si osserva che anche degli ambientalisti (o ex) si pronunciano favorevolmente e che tanti leader mondiali ne decantano le virtù.

Già, i leader politici.
Alcuni, pochi, difendono interessi diretti della propria industria, come Sarkozy. Altri agitano questa opzione in chiave politica, per accattivarsi fasce di elettorato, perché vogliono dare un segnale di cambiamento, perché cercano di dare risposte agli alti prezzi del petrolio (rispetto ai quali il nucleare è impotente, ma questo il cittadino medio non lo sa).

Poi ci sono le lobby. Il comparto nucleare è rimasto agonizzante negli ultimi 20 anni in conseguenza del livello bassissimo degli ordini. Investimenti colossali rischiavano di andare in fumo. La lobby nucleare cerca ora di rialzare la testa agganciandosi alla preoccupazione sul global warming e agli alti prezzi del greggio, finanzia campagne di informazione/disinformazione, studi, ricerche…
Opinione pubblica spaventata, politici alla ricerca di consenso, lobby di settore: un mix che spiega l’attuale ripresa di interesse. Un revival che si dimostrerà però effimero, perché non è basato su una seria analisi della realtà e delle dinamiche in atto. Analisi che, semmai, dovrebbe portare a valorizzare il vero “rinascimento” in atto nel mondo, quello delle rinnovabili.

Gianni Silvestrini (direttore scientifico Kyoto Club)

Editoriale da KyotoClubNews, newsletter mensile del Kyoto Club

15 luglio 2008

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