Dpef: clima e Kyoto, questi sconosciuti

  • 11 Luglio 2008

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Nel documento di programmazione economica-finanziaria per gli anni 2009-2013 del Governo, che sarà discusso dal Parlamento, non viene delineata alcuna strategia per la riduzione delle emissioni.

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Dove sono finiti i cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyoto nelle 56 pagine del documento di programmazione economica-finanziaria per gli anni 2009-2013 deliberato dal Consiglio dei Ministri? Dove sono le risorse messe a disposizione dal Governo per fronteggiare i mutamenti climatici?

Se lo chiedono un po’ tutti, ma Legambiente e Wwf Italia esprimono le loro preoccupazioni in una nota congiunta, proprio alla vigilia dell’iter parlamentare per l’approvazione del documento. “Nel 2008 il Protocollo di Kyoto è entrato nella sua fase operativa, per cui la distanza tra le emissioni dei Paesi e l’obiettivo sottoscritto si inizia a quantificare in termini di costi del mancato raggiungimento che, ricordiamo, sono a carico dello Stato” spiegano le due associazioni.

L’Italia che si è impegnata per una riduzione delle emissioni di CO2 del 6,5%, rispetto ai calcoli più recenti, riferiti al 2006, registra emissioni del 9,9% superiori al 1990. Questo ritardo a partire dal gennaio 2008 deve diventare una voce di bilancio dello Stato perché comincerà a gravare come spesa. Il Kyoto Club l’ha quantificata in circa 4,1 milioni di euro al giorno, per una stima di oltre 1,5 miliardi di euro all’anno. Ma è probabile che questa valutazione debba essere rivista verso l’alto.
Contrariamente a questo quadro, “nel Documento che fissa lo scenario delle politiche e degli interventi strategici nel prossimo triennio”- sottolineano gli ambientalisti – “non risulta alcun riferimento ne’ in termini di costi, ne’ di decisioni operative per invertire la tendenza all’aumento delle emissioni di CO2”.

Secondo Legambiente e Wwf la decisione su cosa farà l’Italia nei prossimi anni per ridurre le emissioni nei settori decisivi nella lotta ai cambiamenti climatici come produzione di energia, trasporti e usi civili “non si può rinviare”. Pena l’aumento dei costi nei prossimi anni, con conseguenze nel bilancio dello Stato e “quindi ricadute nei confronti dei cittadini e delle aziende”. Per non parlare degli effetti legati ad una possibile crisi energetica e ad una spinta inflattiva che può arrivare dall’aumento dei consumi di energia.

Nessun cenno neanche agli impegni presi dall’Italia a livello europeo: l’obiettivo di riduzione delle emissioni è del 20% al 2020 (-30% nel caso di un accordo globale per il periodo successivo al 2012). Nel Dpef invece si mette in risalto la scelta del Governo di rilanciare il nucleare, ma sappiamo che questa ipotesi, nel caso dovesse realizzarsi, non avrà effetti significativi se non dopo il 2020. “Fino ad allora come si impegnerà il nostro paese?”, si chiedono Wwf e Legambiente.

L’Italia deve adottare politiche rigorose e costanti di riduzione delle emissioni: bisogna tagliarne circa 98 Mt/anno tra il 2008 e il 2012. E per questo serve una strategia che il precedente Governo aveva appena iniziato ad abbozzare.

Legambiente e Wwf, inoltre, reputano “positiva” l’idea alla base della cosiddetta “Robin hood tax”, ossia la tassazione dei sovrapprofitti delle imprese energetiche ma ritengono che tale strumento “vada modulato sulle emissioni di CO2, in modo da renderlo efficace anche quale incentivo al taglio delle emissioni”.
Le due associazioni ambientaliste ritengono che i fondi così ottenuti dovrebbero essere “destinati al miglioramento dell’efficienza energetica e all’accesso ai mezzi pubblici per le classi meno abbienti, in modo da aiutare davvero chi ha più bisogno a risparmiare denaro e, nel contempo, risparmiare CO2, garantendo nel contempo l’accesso all’energia e alla mobilità”.

11 luglio 2008

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