Un G8 tra alberelli e immobilismo

  • 9 Luglio 2008

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Indicata una riduzione delle emissioni del 50% al 2050 senza obiettivi intermedi e senza una data base. I paesi emergenti vogliono impegnarsi nella lotta contro le emissioni ma chiedono un forte impegno dei paesi industrializzati.

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Il summit in Giappone è il risultato della mancanza di leadership del G8 sulla riduzione delle emissioni. A dirlo è il Wwf che ha messo in luce la dannosa idea dal promotore del meeting delle maggiore economie, George W. Bush, che impegni decisi dei paesi industrializzati potranno avvenire solo quando le economie emergenti intraprenderanno azioni forti sulla riduzione delle emissioni di gas serra.
Quello che rimarrà di questo G8 sarà allora solo la triste pantomima, in mondovisione, degli otto che fingono di piantare un alberello, ma che nemmeno questa volta hanno saputo fare la loro parte portando solo un impegno molto modesto e lontano nel tempo: una riduzione delle emissioni del 50% al 2050 senza obiettivi intermedi e senza stabilire una data di partenza. Insomma una cosa buttata là, in pasto alla stampa che tanto qualcosa deve pure scrivere sull’evento (vedi documento finale).

Kim Carstensen, direttore del programma globale Clima del Wwf, non ha usato mezzi termini “il G8 prende in giro il mondo vendendo l’accordo sul clima come un progresso”. Carstensen ha tuttavia accolto con favore gli interventi propositivi dei paesi emergenti del G5 a Sapporo: Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa si sono, infatti, offerti di intraprendere azioni nazionali più forti e in cambio hanno chiesto ai paesi industrializzati di tagliare le emissioni di gas serra dell’80-95% entro il 2050, insistendo sulla necessità di obiettivi a medio termine nell’ordine del 25-40% entro il 2020, per lanciare la rivoluzione energetica necessaria a raggiungere l’obiettivo di lungo termine.
Una posizione non nuova e che alcuni di questi paesi avevano avanzato singolarmente nei mesi precedenti. Una dichiarazione congiunta che questa volta le nazioni ricche non possono più permettersi di ignorare.

A dispetto del piccolo progresso raggiunto di Toyako, il Wwf chiede con forza ai paesi in via di sviluppo di mantenere lo spirito di collaborazione e di restare fermi nel loro approccio proattivo. I prossimi meeting della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Unfccc) ad Accra e Poznan, previsti per quest’anno, dovranno accelerare le negoziazioni e il Wwf chiede che si metta la parola fine ai meeting delle maggiore economie, essendo ormai provato che “sono una completa perdita di tempo, che confonde invece di stimolare le negoziazioni del G8 e dell’Unfccc per un nuovo trattato sul clima”.
Il Wwf ritiene infatti che questo summit sia stato voluto dall’attuale amministrazione Usa per distrarre l’attenzione pubblica dalla totale assenza di una politica climatica da parte del Presidente Bush, che anzi è andato nel senso opposto.
A questo proposito Mariagrazia Midulla, responsabile del programma Clima del Wwf Italia ha dichiarato che “puntare il dito sulle economie emergenti e incolparle di aver aumentato le emissioni non porta da nessuna parte ed è un vergognoso tentativo di nascondere il fatto che un’enorme quantità delle emissioni emesse è dovuta agli Stati Uniti e che le emissioni pro capite degli USA sono le più alte del mondo.

Anche per Legambiente il vertice G8 è stato “inutile e inconcludente”. Maurizio Gubbiotti, responsabile internazionale di Legambiente, ritiene soprattutto deluso dal fatto che le timide decisioni prese sul dimezzamento delle emissioni entro il 2050 siano state annacquate oggi nel vertice allargato ai paesi emergenti (G8+G5). “E’ stata l’ennesima riprova – ha detto Gabbiotti – dell’inutilità di vertici organizzati in questo modo. Evidentemente non è questo il luogo e non sono questi gli uomini che possono dare risposte ai drammatici problemi globali a cominciare da mutamenti climatici e fame nel mondo”.

Alla fine del vertice è anche arrivata la dichiarazione di Silvio Berlusconi in materia di Ogm e nucleare, individuati: “un’inevitabile necessità” ha detto. Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, al riguarda ha spiegato che è “assurdo che proprio l’Italia debba essere il Paese portabandiera degli Ogm e del nucleare quando abbiamo produzioni d’eccellenza in agricoltura e sole e vento in abbondanza per potenziare la produzione d’energia da fonti rinnovabili”.
Ma molto si capisce dalle dichiarazioni del nostro premier alla conferenza stampa conclusiva di Sapporo: “ho portato la mia capacità di fare squadra, gruppo. Il mio è stato un contributo di concretezza”. Sarà questo il motivo, allora.

LB

9 luglio 2008

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