Rinnovabili e nucleare: confronto difficile

  • 30 Giugno 2008

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Ises Italia ha messo a confronto esperti di nucleare e  rinnovabili, per discutere i pro e i contro delle due tecnologie. Tra i due percorsi proposti come "paralleli"  è emerso che quello del nucleare appare più incerto e accidentato

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Si è tenuto a Roma “Rinnovabili e nucleare: due percorsi paralleli”, workshop organizzato da Ises Italia. Un workshop cui sono stati invitati esperti nella produzione di energia elettrica da rinnovabili e da nucleare e che è stato impostato come una discussione senza pregiudizi in cui esaminare, su un livello tecnico i punti di forza e di debolezza dei due modi di produrre energia, quello nucleare e quello delle rinnovabili. Un incontro dunque che voleva esorcizzare lo scontro ideologico tra favorevoli e contrari al nucleare, da cui il titolo che – come ammesso dal vice presidente di Ises G.B. Zorzoli – si prestava ad interpretazioni equivoche, facendo pensare ad un strizzata d’occhio di Ises ai nuclearisti, e che è stato criticato da chi come il direttore scientifico del Kyoto Club, Gianni Silvestrini, intervenuto al seminario, considera rinnovabili e nucleare inconciliabili tra loro.

Un confronto dunque lontano dalle “guerre di religione” del dopo Chernobil che hanno fatto “uscire sconfitti entrambi gli schieramenti” ha auspicato Zorzoli. Scontro frontale, ha sottolineato, che però è fomentato anche da decisioni come quella ventilata dal nuovo governo di porre il segreto di Stato sui siti del nucleare. Per Zorzoli, che sottolinea la precondizione che la tecnologia dell’atomo si regga in piedi senza alcun contributo da parte dello Stato, sono i tempi di realizzazione uno dei più grossi punti deboli del nucleare, secondo dati da fonti Edison che egli stesso definisce ottimistici – spiega – ci vorranno non meno di 13-14 anni prima di vedere il primo kWh da nucleare, senza contare la difficoltà nell’individuare i siti e nel superare la probabile opposizione delle popolazioni. Meglio allora puntare su rinnovabili ed efficienza.

Per Maurizio Cumo, docente dell’Università La Sapienza di Roma, e presidente di Sogin, è invece il nucleare, abbinato alle rinnovabili, la soluzione per rispettare i limiti europei del 20-20-20. Lui non presenta però una stima dei tempi di realizzazione e si limita a definire quelle fornite da fonti Edison citate da Zorzoli – secondo le quali iniziando ora si vedrebbe il primo kWh nucleare ben oltre il 2020 – “pessimistiche”. Cumo presenta poi degli scenari alternativi che tengono conto di costi e riduzione delle emissioni: lo scenario che permetterebbe di ridurre le emissioni di più a costi minori sarebbe quello in cui si investe su rinnovabili e risparmio energetico assieme al nucleare. Se i costi del nucleare considerati nello studio, realizzato da studenti universitari, includano o meno anche il decomissionamento delle centrali e lo smaltimento delle scorie, si scopre a seguito di una domanda dal pubblico, Cumo non sa specificarlo.

Di rinnovabili ha poi parlato Giorgio Palazzi direttore del Dipartimento Tecnologie per l’Energia, le Fonti Rinnovabili e il Risparmio Energetico c’è bisogno di definire strutture adeguate che supportino le energie rinnovabili, visto che quelle di cui tuttora disponiamo necessitano ancora di anni per raggiungere un giusto grado di efficienza. “Maggiore responsabilità da parte delle Regioni – ha dichiarato Palazzi – e maggiore coraggio da parte delle imprese italiane potrebbero aumentare la competitività nazionale e far sì che le tecnologie energetiche rinnovabili raggiungano costi minori di quelli attuali”.

Ad aprire la tavola rotonda l’intervento di Gianni Silvestrini (Kyoto Club) che ha sottolineato il grande slancio che le rinnovabili stanno avendo nel mondo e ha fatto notare, citando l’esperienza americana, come mentre il fotovoltaico secondo stime del Dipartimento per l’energia Usa raggiungerà il breakeven rispetto alle fonti tradizionali nel 2015, il nucleare si sia dimostrato non competitivo in un mercato liberalizzato a meno di far ricorso a sussidi pubblici. Altra grande risorsa l’efficienza energetica, che oltre che da Silvestrini è indicata come una delle soluzioni anche da Simone Togni dell’Associazione Nazionale Energia dal Vento; Togni sottolinea inoltre gli oneri che il nostro paese dovrà affrontare qualora non raggiungesse gli obiettivi posti dall’Unione Europea al 2020, costi che fanno diventare “un obbligo” puntare quanto più si può su rinnovabili e risparmio energetico.

Mauro Basili dell’Enea, ente che – racconta – impegna circa 350 scienziati nella ricerca sul nucleare, a differenza di Silvestrini, parla invece di nucleare e rinnovabili come complementari. Per lui l’atomo è uno tra i modi per differenziare il mix energetico, assieme al fotovoltaico diffuso, ma anche al sequestro della CO2, che secondo Basili può rilanciare il carbone. Per il nucleare, però sottolinea, si chiedono indicazioni precise, e solo con la definizione di uno scenario politico chiaro si può sperare che le imprese riprendano la sfida del nucleare.

E una road map chiara sul nucleare è quello che chiedono anche i due rappresentanti delle grandi aziende energetiche presenti: Vittorio Vagliasindi dell’Enel che segnala anche i vincoli esterni che impediscono di investire sulle rinnovabili, e Paolo Quaini di Edison, che sottolinea la necessità di diversificare il mix energetico, non esclude il nucleare, ma sottolinea l’incertezza legata a tempi e al contorno legislativo che impedisce per il momento di investire nel settore.
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A movimentare la conclusione dell’incontro infine qualche domanda del pubblico. Come è possibile calcolare i costi del nucleare senza conoscere il quadro normativo e le modalità di smaltimento delle scorie? Una domanda rivolta al professor Cumo che non sa dare una risposta precisa ma minimizza affermando che le scorie “si possono mettere da parte per decenni. Poi con i reattori di quarta generazione sarà tutto risolto”. Il problema dello smaltimento delle scorie, della sicurezza, della trasparenza infine è sollevato anche da un rappresentante dei Grilli Romani, che se ne va senza veder risolti i suoi dubbi.

Insomma, come conclude Vincenzo Naso, Presidente di Ises Italia pare chiaro che il nucleare in Italia è caratterizzato ancora da troppe incertezze e impraticabilità tecnologiche, economiche e sociali, tra i due percorsi “paralleli” l’unico a portare da qualche parte, magari verso il raggiungimento degli obiettivi del 2020, è quello dell’efficienza energetica e delle rinnovabili.

GM

27 giugno 2008
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