Gli amministratori delegati di grandi compagnie petrolifere come ExxonMobil e Peabody Energy infatti – secondo Hansen – hanno condotto una campagna di disinformazione studiata a tavolino per negare o minimizzare il cambiamento climatico e devono rispondere davanti alla giustizia per questo crimine contro l’umanità e la natura, esattamente come è successo per le multinazionali del tabacco che negavano la relazione tra il fumo e il cancro. “Un crimine” – ha dichiarato Hansen al Guardian – che i vertici delle grandi del petrolio avrebbero perpetrato “diffondendo disinformazione anche per via di organizzazioni che influenzano ciò che finisce nei libri di testo”. Di disinformazione e censura, d’altra parte, Hansen ne sa qualcosa: da anni denuncia come i suoi superiori alla Nasa cerchino di minimizzare e nascondere le sue conclusioni scientifiche e si frappongano sistematicamente tra lui e i media, arrivando – come testimonia in un apparizione nel famoso documentario di Al Gore “An Inconvenient Truth” – a manipolare a sua insaputa i suoi comunicati.
Che la disinformazione venga punita, chiede dunque Hansen, e che la lotta al riscaldamento del pianeta si faccia più dura: Hansen è infatti tra i 170 che hanno firmato un appello, pubblicato oggi sul Financial Times, International Herald Tribune, New York Times, e sulle testate svedesi Dalarnas tidningar e Göteborgs Posten, affinché la concentrazione di CO2 venga portata sotto le 350 ppm. Il livello fissato dall’UE di 550 ppm per il CO2 – finora il più ferreo al mondo – dunque andrebbe ulteriormente ridotto. Con concentrazioni di 550 ppm infatti, per Hansen, la temperatura entro fine secolo anzichè di 3 gradi come da scenario IPCC, aumenterebbe di 6, innescando dunque un cambiamento climatico irreversibile.
Nel discorso al Congresso di oggi – anticipa il Guardian – il climatologo si impegnerà anche a fare campagna elettorale attiva per le elezioni di novembre contro quei senatori che non prendono sul serio il problema del global warming. Il 2009 per Hansen sarà un anno cruciale con un nuovo presidente Usa e accordi in vista per aderire al protocollo di Kyoto. Il direttore del Goddard Institute chiede anche una moratoria sulla costruzione di centrali a carbone e auspica che si realizzino nuove infrastruttura di trasmissione dell’elettricità, sotterranee e con bassa dispersione, per favorire la competitività delle fonti rinnovabili.
Ma soprattutto Hansen chiede che le decisioni vengano prese senza farsi influenzare dai poteri forti dell’economia: “Il problema – sottolinea ai microfoni del Guardian – è che a Washington parlano i soldi, e la democrazia non sta funzionando come dovrebbe”.
GM