Accademici contro il nucleare

  • 18 Giugno 2008

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Il nucleare? Costoso e pericoloso, si punti piuttosto sulle rinnovabili. In una lettera aperta al Governo oltre 1300 personalità del mondo scientifico italiano si esprimono sulla politica energetica da seguire. "Nucleare significa non saper guardare lontano".

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È arrivato proprio alla vigilia del Consiglio dei ministri di domani il secco “no” al nucleare di una larga parte della comunità scientifica italiana. Una lettera aperta, firmata da oltre 1300 accademici – indirizzata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al Ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola e alla Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca Mariastella Gelmini – e giunta mentre i tecnici del Ministero dello sviluppo economico stanno mettendo a punto lo scenario della ripresa dell’impegno nucleare che, mercoledì pomeriggio, dovrà essere approvato in Consiglio dei ministri, all’interno del “piano triennale di sviluppo”, annunciato dal Governo come accompagnamento alla manovra economica di anticipo della Finanziaria 2009.

“A nostro parere – si legge nelle missiva – l’opzione nucleare non può essere considerata la soluzione del problema energetico per molti motivi: necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, possibile bersaglio per attacchi terroristici, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari.”

La questione energetica – scrivono gli scienziati al Governo, mettendo a disposizione le loro competenze per discutere in maniera approfondita il problema energetico nelle sedi opportune – va affrontata puntando sulle rinnovabili: “Sviluppare l’uso dell’energia solare e delle altre energie rinnovabili significa guardare lontano, che è la qualità distintiva dei veri statisti. Guardare lontano nel tempo getta le basi per un positivo sviluppo tecnologico, industriale e occupazionale del nostro Paese, senza dare pericolosi fardelli alle prossime generazioni. Guardare lontano nel mondo, perché, a differenza dei combustibili fossili e dell’uranio, l’energia solare e le altre rinnovabili sono presenti in ogni luogo della Terra e, quindi, il loro sviluppo contribuirà al superamento delle disuguaglianze e al consolidamento della pace.”

Un’iniziativa, quella dei docenti e ricercatori delle Università e Centri di ricerca Italiani, che parte con un appello lanciato ancora prima delle elezioni per una politica energetica ragionata che coinvolga i saperi del mondo scientifico. Appello pubblicato a marzo per iniziativa di un gruppo di accademici delle maggiori università italiane che, complici le scelte annunciate dal nuovo Governo, ha raccolto fin ora le adesioni di oltre 1300 di scienziati e oltre 4300 cittadini.

Intanto, mentre venerdì prossimo si riunisce al Mse il gruppo di lavoro Governo-Regioni-Enea-Apat che deve individuare l’iter per realizzare il deposito in cui allocare i rifiuti nucleari, anche in Gran Bretagna si discute di come smaltire le scorie. Il governo del Regno Unito – dove si parla di nuove centrali nucleari, ma ancora si deve risolvere il problema delle scorie – sta approntando un piano che prevede compensazioni economiche e di servizi alle comunità che si renderanno disponibili ad ospitare i depositi di materiale radioattivo. Una mossa che secondo il ministro inglese dovrebbe ridare fiducia agli investitori e attirare finanziamenti all’industria dell’atomo, ma che per ora ha suscitato solo le reazioni dei contrari al nucleare, che hanno obiettato che i rifiuti delle nuove centrali saranno ancora più radioattivi e difficili da smaltire e che, nonostante gli incentivi, il piano difficilmente incontrerà il favore delle popolazioni.

GM

17 giugno 2008
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