Memo per il nuovo Governo

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Il nuovo escutivo si troverà a fare i conti con diverse scelte in tema di energia. A parte il nucleare, opzioni non credibile, i veri problemi da affrontare sono altri. L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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A giorni avremo un nuovo Governo. Quali saranno gli orientamenti nei confronti delle scelte energetiche?
Durante la campagna elettorale l’unico tema che in qualche modo ha “bucato” i media è stato quello del nucleare. Ma chi è esperto del settore, anche se favorevole a questa tecnologia, sa che si tratta di un’opzione non realizzabile, nell’ambito dell’attuale mercato liberalizzato dell’energia, per i suoi costi troppo elevati. Forzare in questa direzione significherebbe tornare dunque indietro rispetto all’apertura negli ultimi anni di mercati sempre più concorrenziali. E’ più probabile che si prepari il terreno culturale per un ritorno del nucleare e che si incoraggino investimenti all’estero. Resta comunque da risolvere il tema delle scorie, delle quali ci siamo momentaneamente liberati inviandole in Francia per il riprocessamento, ma che ci torneranno in casa nel 2025.

I veri problemi energetici sono però altri. Vanno dai rigassificatori da realizzare al rafforzamento delle interconnessioni energetiche, dagli elettrodotti ai gasdotti – scelte indispensabili a garantire sicurezza e competitività – per finire con le sfide ambientali che condizioneranno le scelte future.
Innanzitutto Kyoto. Le emissioni climalteranti si sono leggermente ridotte negli ultimi due anni (ma pur sempre a +10% rispetto al 1990): occorrerebbe un colpo di acceleratore per ridurre il gap che ci separa dagli impegni assunti. Forte coordinamento nazionale, responsabilizzazione delle Regioni erano le indicazione di un deciso ambientalismo lanciate al passato Governo che restano valide anche per il prossimo, che dovrà amministrare proprio durante il quinquennio di Kyoto e dovrà rendere conto della distanza dal traguardo del -6,5% rispetto al 1990.

E’ probabile che, visto il forte ritardo accumulato, verranno fortemente potenziati i meccanismi flessibili previsti dal Protocollo e che alle nostre industrie sarà possibile recuperare il drammatico ritardo cogliendo le opportunità di investimento nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie di transizione.
Un ruolo attivo del GSE previsto dall’ultimo decreto legislativo sull’Emissions Trading potrebbe facilitare questo sforzo che comunque darà risultati incisivi solo con un forte coordinamento dei Ministeri interessati, del mondo finanziario, degli operatori privati.

Dietro l’angolo ci sono poi gli obbiettivi del 20/20/20 al 2020, che entro il prossimo febbraio vedranno una definizione degli impegni precisi richiesti all’Italia. Saranno in ogni caso obbiettivi ambiziosissimi, ma per non arrivare in ritardo – come è successo per gli obbiettivi del 2010 – dovremo seguire il percorso iniziato negli ultimi mesi che ha consentito, tra l’altro, di creare le basi per realizzare un’industria delle rinnovabili nel nostro Paese.
Dobbiamo essere coscienti che i prossimi 5 anni saranno decisivi per consentire all’Italia di riagganciare la pattuglia di punta dei Paesi lanciati nella rivoluzione energetica in atto. Siamo ancora in tempo per inserirci nel filone delle nuove industrie delle fonti rinnovabili che nel 2007 hanno avuto fatturati di 100 miliardi di dollari e che crescono, in controtendenza con la crisi economica, del 30-40% l’anno su scala mondiale.
Dovrebbe poi essere varato un programma “crash” sull’efficienza energetica quanto mai utile sia per fronteggiare il prossimo periodo di energia sempre più costosa, che per avvicinarci agli obbiettivi al 2020.

Una riflessione specifica va dedicata al petrolio. Nel caso in cui il prezzo continui la sua corsa, andrà fatta una seria riflessione sulla possibilità di intervenire in un settore, quello dei trasporti, finora risultato impermeabile: utilizzando anche soluzioni innovative come l’introduzione di “certificati blu” di riduzione dei consumi a carico delle compagnie petrolifere, analogamente a quanto fatto con i “certificati bianchi” collegati agli obblighi di risparmio per i distributori di energia elettrica e gas.
Vista l’enfasi data da questo Governo al federalismo, è auspicabile che vengano rese cogenti le indicazioni contenute nella legge finanziaria 2008 e nel Decreto legislativo di recepimento della Direttiva sull’efficienza degli usi finali, pronto per l’approvazione, che prevedono una ripartizione degli obbiettivi sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica a livello regionale. Un passaggio decisivo per raggiungere gli obbiettivi del 2020 premiando chi sarà più attivo su questi fronti e penalizzando le realtà più ostili al cambiamento.

 

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