Il clima vuole una riforma globale

  • 5 Maggio 2008

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Nicholas Stern, famoso economista britannico, propone ancora un nuovo documento che traccia i punti fermi per una strategia globale in grado di ridurre i rischi legati ai cambiamenti climatici. Come tagliare la metà delle emissioni mondiali al 2050?

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Le emissioni mondiali di CO2 vanno ridotte della metà entro il 2050 e questo comporterebbe un taglio medio pro-capite delle emissioni di 2 tonnellate per quella data, quando oggi sono di circa 7 tonnellate e con un trend in aumento. Questa sarebbe una rivoluzione che abbasserebbe drasticamente le probabilità di un pericolo di aumento delle temperature. Questo è il punto fermo di un documento presentato lo scorso 30 aprile da Nicholas Stern alla London School of Economics and Political Science. Stern è l’autore del famosissimo rapporto che ha radicalmente cambiato l’approccio dei Governi rispetto ai cambiamenti climatici, mettendo il luce l’impatto economico che avrebbe un innalzamento della temperatura sull’economie mondiali (tra i molti articoli di Qualenergia.it che hanno parlato del Rapporto Stern segnaliamo “L’economia del cambiamento climatico“).

In questo più recente documento, “Key Elements of a Global Deal” (vedi allegato) insieme ad autori con background nel campo della politica, della finanza e del mondo accademico, Stern suggerisce un ampio pacchetto di proposte capace di dirigere il dibattito sulla lotta al riscaldamento globale che procederà la 15° Conferenza delle Nazioni Uniti sul tema che si svolgerà a Copenaghen nel dicembre del 2009.

L’economista britannico raccomanda che la responsabilità dovrà essere divisa tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. Un punto chiave, visto che nel 2050 in questi ultimi abiteranno 8 miliardi di abitanti sui 9 totali. Ovviamente la strada e l’esempio va tracciato dai paesi più sviluppati. Loro devono poter dimostrare che una crescita a basso contenuto di carbonio è possibile, che i mercati del carbonio produrranno flussi finanziari considerevoli verso i Pvs e che la tecnologia sarà disponibile e soprattutto condivisa. I Pvs dovranno impegnarsi per ottenere target di emissioni al 2020 che potranno condurli a quegli obiettivi medi pro capite da raggiungere nel 2050, ma oggi si escludono per loro target obbligatori nazionali visto che sarebbero troppo elevati se valutati nel lungo periodo.
I principi sui quali si basano le raccomandazioni del documento sono tre: efficacia, efficienza ed equità. Efficacia, perché le azioni da intraprendere devono ridurre effettivamente i rischi dei cambiamenti climatici ad un livello accettabile. Efficienti, perché le azioni di mitigazione devono essere realizzate dove sono più economiche, secondo logiche di mercato. Equità, perché l’impegno deve essere percepito come giusto da tutti le nazioni, con i paesi ricchi alla testa di questo processo.

Stern si affida molto ai principi di economia di mercato per questa sfida che è lontana dall’essere vinta. Il dubbio che ci si può porre è se i sistemi e i principi economici che hanno portato a questa evoluzione delle emissioni planetarie potranno, anche se guidati da politiche illuminate, esserne la soluzione.

Il rapporto conclude affermando che la battaglia è gestibile economicamente e in sintonia con la crescita sostenibile e lo sviluppo, ma solo se le trasformazioni tecnologiche e i flussi di risorse economiche richiesti per tutti i paesi e i settori coinvolti saranno ampie e il ruolo delle istituzioni deciso e consapevole. Al contrario, così come affermava il primo rapporto Stern del 2006, l’inazione o i ritardi saranno più costosi e capaci di mettere a rischio il pianeta. Pertanto, la parola d’ordine è “agire ora”.

LB

5 maggio 2008

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