Emissioni e sanzioni

  • 4 Aprile 2008

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I capi dei governi dell'UE minacciano sanzioni commerciali agli Stati Uniti e alla Cina se i due paesi non si impegneranno per una riduzione delle emissioni. Sul Wall Street Journal si replica dicendo che gli europei predicano bene ma razzolano male.

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I capi dei governi dell’UE in un recente summit hanno minacciato sanzioni commerciali agli Stati Uniti e alla Cina se i due principali paesi inquinatori non si impegneranno per una riduzione delle emissioni di CO2 fin dal prossimo anno. Lo ha scritto il Boston Globe in un articolo risalente a due settimane fa, specificando che i leader europei vorrebbero che per la prossima conferenza internazionale sui mutamenti climatici, che si terrà a Copenaghen per la fine del 2009, anche le altre principali economie definissero obiettivi della stessa di quelli presi dall’UE, cioè di un taglio delle emissioni del 20% al 2020 rispetto al 1990.

In caso contrario le industrie del vecchio continente, dicono i leader UE, avranno bisogno di “protezione” per contrastare la non equa competizione con le industrie che operano in paesi, Cina e USA per l’appunto, che mantengono un approccio lassista in tema ambientale. In sintesi, se i negoziati internazionali falliranno potranno essere prese misure adeguate per tutelare e proteggere l’industria europea. A dire il vero, le posizione europea non è così monolitica. Se la Francia minaccia forme di vero e proprio protezionismo per le industrie locali, Gran Bretagna e Germania temono che un confronto così diretto possa minare gli accordi sul clima.

La Germania, allora, pensa di esentare dagli obblighi europei sulla riduzione delle emissioni le industrie altamente energivore come quelle dell’acciaio e del cemento visto ciò potrebbero comportare per loro un costo enorme stimato in 78 miliardi di euro. Un’ipotesi che fa andare su tutte le furie gli ambientalisti che accusano i governi europei di continuare a concentrare le loro preoccupazioni solo sui “dinosauri” industriali ad alta intensità energetica, perdendo di vista invece i costi elevatissimi per gli europei e la stessa umanità in caso di inazione.

Dal Wall Street Journal Europe di ieri, 3 aprile, sembra arrivi una dura risposta alle minacce della leadership politica europea. Il quotidiano americano con un articolo dal titolo “UE can’t cut emissions”, infatti accusa di incapacità le politiche ambientali dell’Unione europea alla luce dei risultati fin qui ottenuti. Uno di questi è proprio legato alle principali industrie europee che lo scorso anno hanno visto incrementare le loro emissioni di CO2 dell’1,1%. Le emissioni hanno raggiunto 1,91 miliardi di tonnellate nel 2007 nei settori coperti dall’Emission Trading Scheme (dati di Point Carbon) e non risultano esserci sostanziali riduzioni delle emissioni nei principali paesi europei negli ultimi 3 anni.

Probabilmente siamo già nel vivo di un aspro confronto che avrà un suo passaggio fondamentale a Copenaghen a fine 2009.

LB

4 aprile 2008

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