Finché non sarà chiaro cosa il governo britannico intende per “Carbon capture and sequestration“, ossia cattura e sequestro della CO2, la centrale a carbone non si farà. Questa la posizione di E.ON, la compagnia che dovrebbe costruire la centrale a carbone di Kingsnorth, in Inghilterra, la prima in progetto nel paese dopo 20 anni.

L’impianto, che comporta un investimento di 1,5 miliardi di sterline, secondo le intenzioni di E.ON. dovrebbe essere, infatti, realizzato già provvisto di tecnologia per catturare e immagazzinare la CO2 emessa, ma i vertici del gruppo hanno rinunciato all’approvazione del progetto finché il governo non avrà concluso le consultazioni per decidere come regolare la “carbon capture”.

L’esecutivo inglese, preso tra la necessità di ridurre le emissioni e i piani di aggiungere il carbone “pulito” al mix energetico del paese, guarda con attenzione alle tecnologie per la cattura della CO2, che consentono di sequestrare l’anidride carbonica e immagazzinarla in giacimenti vuoti di petrolio o di gas o sui fondali degli oceani. Tecnologie che però non hanno ancora raggiunto una loro maturità, che comportano grandi investimenti per essere realizzate e grandi consumi di energia per funzionare: una centrale a carbone di ultima generazione secondo stime dell’IPCC, per questa tecnologia, dovrebbe usare per la carbon capture dal 24 al 40% dell’energia prodotta.

Per chi contesta il ritorno del paese al carbone, l’annuncio della rinuncia provvisoria di E.On all’approvazione del progetto, che avrebbe dovuto avvenire entro l’estate, è da considerarsi una buona notizia: di fatto, una moratoria sui nuovi impianti.

GM

2 aprile 2008