Abbiamo troppa energia?

  • 25 Marzo 2008

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Ci si chiede sempre più spesso se in futuro ci sarà abbastanza energia. Ma è proprio l'abbondanza di energia a basso costo ad aver causato molti degli attuali problemi ambientali. Un articolo di Kurt Cobb invita a riflettere sul nostro rapporto con l'energia.

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“Di questi tempi c’è un ampio dibattito sulla questione se avremo o meno abbastanza energia per alimentare l’economia mondiale. I pessimisti rispondono: ‘Non questa economia mondiale e con questi livelli di attività’. Gli ottimisti, invece, dicono di non preoccuparsi. Abbiamo ancora combustibili fossili a sufficienza e nel futuro ci saranno tecnologie più intelligenti che ci permetteranno di raccogliere l’energia di cui abbiamo bisogno. Ciò che non ci si chiede è se forse non abbiamo troppa energia e se non sia stata proprio questa abbondanza a rovinarci”.
A scrivere così sul suo blog “Resource Insights” è Kurt Cobb giornalista freelance che si occupa di energie (scrive, fra gli altri, per il Wall Street Journal e per Le Monde Diplomatique) ed è tra i fondatori dell’Association for the Study of Peak Oil and Gas degli Stati Uniti.

Per Cobb i più grandi problemi ambientali che oggi ci troviamo ad affrontare sono legati all’abbondanza di energia a buon mercato di cui la moderna società occidentale ha potuto disporre da sempre. Non solo il global warming, il cui nesso con la disponibilità di combustibili fossili a basso costo è ovvio, ma anche l’impoverimento dei suoli, la scarsità idrica e la perdita di biodiversità sono per lo studioso americano tra le cause della troppa energia che l’uomo ha avuto a disposizione.

Questi tre problemi, spiega Cobbs, sono legati strettamente alla crescita della popolazione, resa possibile dall’incremento della produttività agricola che, a sua volta, è conseguenza dello sviluppo di insetticidi ed erbicidi derivati dal petrolio e fertilizzanti all’azoto ricavati dal gas naturale. Anche la meccanizzazione e il trasporto dei prodotti agricoli su lungo raggio sono figli della disponibilità di carburanti a buon mercato. “La cosiddetta «rivoluzione verde» – fa notare Cobb – fu in realtà una «rivoluzione verde-nera» se si considera il ruolo dei combustibili fossili”. E proprio quella rivoluzione ha portato all’erosione e all’impoverimento dei terreni, così come alla contaminazione delle acque a mezzo di prodotti chimici.

La scarsità idrica, secondo Cobb, sarebbe legata ai bisogni dell’agricoltura e alla crescita della popolazione. Ma anche qui l’energia avrebbe avuto un ruolo fondamentale: i pompaggi d’acqua per soddisfare i sempre maggiori bisogni dell’agricoltura e delle persone non sarebbero stati possibili senza un’energia a buon mercato e anche la costruzione di grandi opere come le dighe non avvenuta senza il petrolio capace alimentare i necessari macchinari.
Anche la perdita di biodiversità sarebbe per lo studioso in qualche modo legata all’abbondanza energetica: i suoi nemici, cioè le monoculture e l’inurbamento, non potrebbero infatti esistere senza economici carburanti utili a far muovere macchine agricole, fare cemento, costruire e far circolare automobili.

Nella visione di Cobb, dunque, l’energia è lo strumento usato dall’uomo per espandersi sul pianeta conquistando aree sempre più grandi della biosfera a spese di altri organismi. “Quello che abbiamo fatto – spiega – è una cosa logica e istintiva per ogni organismo sulla Terra. Che questo avrebbe potuto provocarci guai terribili è solo un pensiero relativamente recente.” Secondo l’autore se anche non ci fossero stati i combustibili fossili, ma altre fonti di energia il risultato non sarebbe cambiato sostanzialmente: certo non ci sarebbe il riscaldamento globale, ma gli altri problemi persisterebbero. Per fare un esempio, spiega, una grande disponibilità di energia elettrica anche da fonti pulite avrebbe permesso di realizzare comunque i fertilizzanti all’azoto per l’agricoltura (ricavando l’idrogeno dall’acqua per elettrolisi e legandolo all’azoto presente nell’aria). Allo stesso modo la meccanizzazione ci sarebbe stata comunque, e con essa le monoculture, i trasporti, l’antropizzazione del territorio e tutto il resto.

“Queste sono solo speculazioni – conclude Cobb – tuttavia in futuro potremmo avere la possibilità di costruire una civiltà senza combustibili fossili, anche se con in più il vantaggio o – secondo altri punti di vista – lo svantaggio di tutta la conoscenza che abbiamo accumulato nel corso degli ultimi 150 anni. Ma c’è una lezione che questa epoca non ci ha insegnato, e che dobbiamo assolutamente imparare: la nostra più grande sfida non è quella di procurarci abbastanza energia, ma capire il nostro rapporto con l’energia e rimodellarlo in modo da poter vivere in maggior armonia con il pianeta”.

GM

25 marzo 2008

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