Energia dal profondo

  • 18 Marzo 2008

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Progetto pilota a Grado: un pozzo profondo mille metri scalderà due scuole e una casa di riposo. E la Comunità Europea stanzia alla Regione 8 milioni di euro perché gli enti locali sfruttino il calore della terra

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Un pozzo profondo mille metri, da cui si estrarrà acqua calda da usare per il riscaldamento di alcuni edifici pubblici, che farà risparmiare circa 1700 tonnellate di petrolio all’anno. È a buon punto il progetto pilota di geotermia profonda partito a Grado, in Friuli, sulla spiaggia dell’ isola del Sole: mancano ancora meno di 150 da metri da scavare. Dal pozzo si prevedeva di prelevare circa 22 litri al secondo di acqua a 55 gradi per riscaldare due scuole e un centro anziani, ma – spiega a Qualenergia.it Tiziano Tirelli, direttore del servizio geologico regionale – avendo trovato più acqua del previsto, anche se a una temperatura inferiore a quella che ci si aspettava, forse si riuscirà a fare anche di più usandola ad esempio anche per scopi termali.

Dall’impianto non si ricaverà, come avviene in altri pozzi geotermici, energia elettrica, ma tramite il riscaldamento diretto si produrranno 2 megawatt di energia all’anno, pari a 8800 barili di greggio. Nel progetto la Regione ha investito 400 mila euro mentre 1,2 milioni sono stati finanziati dalla Comunità Europea. Quello dell’isola del Sole probabilmente non sarà l’unico pozzo per la geotermia profonda del Friuli, nella regione sono già stati presentati i progetti per altri 2 impianti, uno sempre nel comune di Grado e uno a Lignano.

 

Ma il feeling del Friuli Venezia Giulia con la geotermia non è una novità, complici anche condizioni geologiche favorevoli: nella bassa friulana sono già 73 i pozzi per la geotermia superficiale (che giungono a profondità di 3-500 metri e danno acqua alla temperatura di 35-37 gradi). Di questi circa il 60% è usato per riscaldare le abitazioni mentre il restante per attività produttive quali ad esempio le serre e i vivai.

 

La regione inoltre ha ricevuto un finanziamento di 8 milioni di euro dalla Comunità Europea per sviluppare l’uso della geotermia negli enti locali. Per sfruttare a pieno il calore della terra – spiega Tirelli – oltre alla geotermia profonda e a quella superficiale, si punterà sulle pompe di calore, una soluzione che prevede perforazioni meno profonde e che è adatta a praticamente qualsiasi contesto geologico, dunque anche a edifici in montagna. Il primo edificio pubblico dotato di pompa di calore già c’è: è il museo della Forestale a Basovizza, sul Carso triestino. Una pompa di calore, che sfrutta la differenza termica tra superficie e sottosuolo, garantisce il riscaldamento d’inverno (specie se abbinata ad espedienti come il riscaldamento a pavimento o a soffitto) e la climatizzazione d’estate. Realizzarne una viene a costare attorno ai 20.000 euro, una spesa che – spiega il geologo –  a seconda delle dimensioni dell’edificio si ripaga in 4-7 anni.

Giulio Meneghello

13 marzo 2008

 
 
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