L’auto che si tinge di verde

  • 26 Febbraio 2008

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L'Australian Competition and Consumer Commission ha considerato pubblicità ingannevole quella di un'azienda automobilistica che presentava come "carbon neutral" una propria autovettura.

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Tempi più difficili per chi vuole sfruttare la coscienza ecologista dei consumatori per vendere auto. In diversi paesi si è iniziato a bacchettare il marketing “ecologico” delle automobili: questo mese è successo alla Saab in Australia.
“Switch to carbon-neutral driving” (ossia “passa alla guida carbon-neutral”) era lo slogan con cui l’importatore australiano della compagnia pubblicizzava le auto scandinave: la campagna prevedeva che per ogni auto venduta la compagnia piantasse 17 alberi, “compensando” così le emissioni dell’automobile e dando l’illusione agli acquirenti di essere a posto con la coscienza nei confronti dell’ambiente.
Ma l’Australian Competition and Consumer Commission, che vigila su competitività e diritti dei consumatori, ha ritenuto che il messaggio della campagna mirasse a “far credere ai consumatori che il bilancio di emissioni dell’intero ciclo di vita dell’automobile sia pari a zero” e che dunque si trattasse di pubblicità ingannevole: Saab Australia è finita davanti alla corte federale per questo motivo.

In Norvegia, invece, definire qualsiasi auto “verde”, “pulita” o “amica dell’ambiente” è pubblicità ingannevole e come tale sanzionata. La nuove linee guida in materia di pubblicità dell’organismo statale di difesa dei consumatori norvegese sono entrate in vigore lo scorso autunno. Bente Oeverli, garante dei consumatori norvegesi, ha giustificato così le nuove regole: “Nessuna auto può fare del bene per l’ambiente, al massimo può fare meno male di un’altra altra”.

Parole che troverebbero d’accordo molti ecologisti che sostengono che “l’unica macchina ecologica è quella che non si produce, non si compera e non si guida”.
In Norvegia, dunque, le case automobilistiche non possono più vantarsi di vendere auto “ecologiche” e anche quando si limitano a dire che il loro prodotto è meno inquinante degli altri debbono dimostrarlo, spiega Oeverli, “fornendo la documentazione su ogni aspetto dalla produzione, alle emissioni, ai consumi, fino allo smaltimento”.

Prese di posizione, quelle degli organismi di tutela dei consumatori di Norvegia e Australia, alle quali non si può che plaudere in un’epoca in cui va sempre più di moda il greenwashing e in cui, approfittando della sempre più diffusa sensibilità per le tematiche ambientali, si usa l’etichetta “ecologico” spesso unicamente a fine di marketing.

GM

26 febbraio 2008

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