L’ambiente in Italia: regia assente

  • 8 Dicembre 2007

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Chiediamo a Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, un parere sulla pessima performance del nostro paese registrata dal "Climate Change Performance Index " appena presentato a Bali.

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Chiediamo a Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e di QualEnergia, un parere sul “2008 Climate Change Performance Index”, presentato a Bali da Germanwatch e Can-Europe, che vede l’Italia mal posizionata in fatto di politiche a favore della riduzione delle emissioni di gas serra (vedi articolo Qualenergia.it)

Che cosa ne pensa di questi dati molto severi sull’Italia?
Un giudizio che segnala ulteriormente il grave ritardo dell’Italia. Fra un mese si conteggeranno le emissioni di CO2 e ogni tonnellata in atmosfera avrà un valore tra 15 e 25 €. Il nostro ritardo rispetto all’obiettivo di Kyoto è di oltre 100 milioni di tonnellate di CO2eq all’anno e questo lascia capire la gravità del nostro ritardo e l’urgenza di una svolta che veda protagonista il Governo nel suo insieme. Sarebbe urgente a tal fine l’identificazione di un coordinamento alto, ad esempio un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per sollecitare e coordinare le attività di tutti i Ministeri. Analogamente andranno rapidamente responsabilizzate le Regioni con una logica premiale per cui le realtà più virtuose in termini di riduzioni delle emissioni abbiano dei vantaggi economici e chi non si muove abbia delle penalizzazioni economiche.

Quali sono i settori nei quali si può più rapidamente recuperare il ritardo?
Sicuramente il settore più abbandonato a sé stesso è quello dei trasporti con emissioni che sono cresciute più del 25% rispetto al 1990 e rispetto al quale non si vede alcun disegno di inversione di tendenza. Gli Enti locali che 10 anni fa avevano lanciato sperimentazioni di mobilità sostenibile anche interessanti ora sembrano averle in larga parte accantonate, se escludiamo esempi locali che hanno investito risorse proprie. In uno studio che presenteremo a breve, fatto in collaborazione con Euromobility, riporteremo la situazione della politica della mobilità delle città italiane. Anche per il trasporto pubblico gli investimenti sono assolutamente sottodimensionati. E il taglio in finanziaria delle misure previste per i treni dei pendolari rappresentano un’ulteriore conferma della miopia politica.

Lo studio presentato a Bali fa riferimento soprattutto a dati e politiche fino al 2005. Da allora nel nostro paese qualche processo migliorativo è stato attivato?
Va detto che c’è stata una completa inazione da parte del precedente governo e ne scontiamo le conseguenze. Oggi tuttavia, anche se manca una regia complessiva che guidi decisamente verso gli obiettivi di Kyoto, qualche passo in questa direzione si sta facendo. Penso alle politiche incentivanti che nell’ultimo anno hanno permesso un raddoppio delle vendite dei frigoriferi di classe A+, di far aumentare del 45% nel 2006 le installazioni di impianti solari termici (quest’anno l’incremento sarà ancora maggiore) e far crescere di un fattore 10 quelle fotovoltaiche. Anche nel settore edilizio la 311 dovrebbe portare a valori decrescenti nei consumi energetici delle abitazioni già in pochissimi anni, oltre all’obbligo del solare sui nuovi edifici. Ma molto c’è ancora da fare.

A livello globale che novità appaiono in questo studio?
Emerge una valutazione confortante sulla possibilità di raggiungere un accordo per il post-Kyoto che veda obiettivi quantitativi diversificati applicati a tutti i Paesi del mondo. In questo senso sono indicativi i progressi di Paesi come la Cina, l’India, il Messico, nuove star non solo nella crescita delle emissioni ma anche nell’attivazione di politiche per invertire il trend degli ultimi anni. Tutto ciò fa pensare che si possano trovare delle basi che nel giro di un paio d’anni vedano coinvolti tutti i Paesi negli obiettivi post-Kyoto.

7 dicembre 2007

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