Non è così. Il mercato elettrico è molto diverso da quello che presiede all’usuale scambio di beni e servizi. Innanzi tutto perché per una parte non piccola (trasmissione e distribuzione dell’energia) siamo in presenza di un monopolio naturale. In secondo luogo per l’impraticabilità del trasporto dell’elettricità a grandissime distanze e le difficoltà che si frappongono anche alla sua trasmissione transfrontaliera. Appare già difficile unificare il mercato europeo, andare oltre è, almeno per ora, pura utopia. Di conseguenza possiamo tranquillamente affermare che il mercato dell’energia elettrica non è globalizzabile, come invece è avvenuto per quasi tutto il resto dell’economia. Ultima singolarità, l’energia elettrica non è immagazzinabile, se non in piccolissime quantità, per cui deve essere scambiata in tempo reale.
Un mercato ristretto, che riduce le opportunità di collocare la merce “elettricità”. Un mercato privo della possibilità di conservare un’eventuale sovrapproduzione in magazzino. Un mercato con larghi segmenti oggettivamente monopolistici. Un mercato anomalo, quindi, che richiede regolamentazioni ad hoc e corre costantemente il rischio di esiti negativi qualora si stabiliscano modus operandi tipici dei normali mercati, che viceversa non sono adatti alle specificità di quello elettrico.
Il volume di G.B. Zorzoli (Il mercato elettrico, Barbera Editore, 2007, pp. 140, s.i.p.) fornisce gli elementi essenziali per comprendere come funziona questo strano mercato. Lo fa ripercorrendo innanzi tutto l’evoluzione dei sistemi elettrici dalla loro infanzia alla maturità, condizione necessaria per fornire una motivazione non ideologica del passaggio da un’organizzazione basata su monopoli verticalmente integrati all’attuale processo di liberalizzazione, di cui descrive le fasi più significative: partendo dall’Inghilterra, madre di tutte le liberalizzazioni, per arrivare al caso italiano, figlio delle norme fissate nelle direttive europee.
Le ombre e le luci del nostro mercato elettrico sono l’oggetto degli ultimi capitoli, che non si limitano alla descrizione dei nuovi soggetti istituzionali e non che lo popolano, e nemmeno a una mera rassegna degli effetti positivi e negativi della riforma, ma, oltre ad analizzare le cause dell’attuale stato delle cose, avanzano proposte volte a rendere per quanto possibile competitivo il mercato italiano.
3 dicembre 2007