È ora di mollare Kyoto?

  • 13 Novembre 2007

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In un articolo su Nature due tra i più illustri "scettici" del protocollo di Kyoto, denunciano chiaramente l'accordo internazionele e suggeriscono un approccio alternativo e più efficace per il post-2012.

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In un articolo recentemente apparso sulla prestigiosa rivista britannica Nature, dal titolo “Time to ditch Kyoto” (È ora di mollare Kyoto), due tra i più illustri “scettici” del protocollo di Kyoto, Gwyn Prins and Steve Rayner denunciano chiaramente tale accordo e suggeriscono un approccio alternativo per il post-2012. I due accademici inglesi riprendono le conclusioni di Victor nel suo libro “The Collapse of the Kyoto Protocol and the Struggle to Slow Global Warming”, ossia considerano il protocollo di Kyoto come unica espressione possibile del compromesso tra gli Stati e, al tempo stesso, un fallimento per ciò che riguarda la riduzione effettiva delle emissioni dei gas climalteranti.

Il protocollo di Kyoto non ha generato nessuna riduzione sostanziale delle emissioni dei gas ad effetto serra dei paesi industrializzati, né ha fornito una risposta adeguata alla richieste e ai bisogni in particolare dei paesi in via di sviluppo in tema di adattamento agli effetti negativi del cambiamento climatico.
I due autori chiedono quindi alla comunità internazionale nell’ambito della 13a conferenza delle parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP13) in programma a Bali dal 2 al 13 dicembre 2007, di ripensare completamente la politica climatica di mitigazione ed adattamento.

La critica principale dei due autori inglesi al sistema del protocollo di Kyoto è quella di aver trattato il problema del surriscaldamento climatico e delle emissioni dei gas ad effetto serra come altri problemi ambientali, se vogliamo più semplici, quali le sostanze che riducono lo strato di ozono o le scorie nucleari. In questi casi si è adottata l’imposizione di vincoli e obblighi agli Stati, decisi in maniera congiunta dalla comunità internazionale. Servirebbe, invece, un approccio che parta dal basso e che veda i paesi scegliere le proprie politiche secondo le proprie caratteristiche e attuare misure indirette che vanno dall’informazione alla etichettatura energetica dei prodotti, da strumenti di mercato, come l’emissions trading e incentivi alle tecnologie pulite, alla maggiore spesa nella ricerca in fonti rinnovabili ed efficienza energetica.

LM

13 novembre 2007

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