L’inganno nucleare

  • 9 Novembre 2007

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Una panoramica delle questioni irrisolte e delle forti criticità dell'energia nucleare sono analizzate in un rapporto di Legambiente, dal titolo "I problemi irrisolti del nucleare a 20 anni dal referendum".

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Il nucleare è una tecnologia che più che risolvere i problemi, ne può creare di gravi e di difficile soluzione. Una panoramica delle questioni irrisolte e delle forti criticità dell’energia nucleare sono esaminati in un rapporto di Legambiente, dal titolo “I problemi irrisolti del nucleare a 20 anni dal referendum”.
Tra questi, a 20 anni dal disastro di Chernobyl e dal successivo referendum in Italia, restano pressoché immutati gli stessi problemi di sempre:

  • la sicurezza delle centrali
  • la gestione dei rifiuti radioattivi e lo smantellamento degli impianti
  • la loro protezione da eventuali attacchi terroristici
  • il rischio della proliferazione di armi nucleari
  • le riserve naturali sempre più scarse di uranio
  • i costi di costruzione e gestione degli impianti che non potrebbero essere sostenuti neanche dai colossi energetici senza un sostanzioso aiuto statale.

In merito alla sicurezza non sono molto incoraggianti anche i primi risultati degli studi in corso su “Generation IV” per la realizzazione di reattori raffreddati ad acqua o a gas e su quelli a spettro veloce. L’obiettivo sarebbe quello di realizzare un prototipo entro il 2030. Molto trascurati sono anche i problemi legati all’eliminazione definitiva alla contaminazione “ordinaria” delle centrali nucleari in seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell’impianto a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nei pressi.

Smaltimento dei rifiuti radioattivi: non esistono soluzioni concrete e le circa 250mila tonnellate di scorie altamente radioattive prodotte fino ad oggi nel mondo non hanno trovato alcuna sistemazione definitiva. Un esempio eclatante è quello del Monte Yucca per gli Stati Uniti (vedi articolo QualEnergia.it)

Ma quali sono i veri costi di produzione di un kWh dal nucleare? I nostri politici, o almeno alcuni, ritengono che il nucleare sia una tra le fonti energetiche meno costose, ma la realtà è che i veri costi da sostenere negli ultimi decenni hanno scoraggiato i privati dall’investire in questa tecnologia. I costi, fino alla chiusura del ciclo del combustibile, dovrebbe essere accollati sulla collettività. Su questo non esistono dubbi.
Secondo il rapporto dell’Università di Chicago, considerando tutti i costi, dall’investimento iniziale, dalla progettazione fino ad arrivare alla spesa per lo smaltimento delle scorie (che incide fino al 12% del prezzo totale di produzione elettrica), il primo impianto nucleare che entrerà in funzione negli Stati Uniti produrrà elettricità a 47-71 dollari per MWh, escludendo qualsiasi sovvenzione statale, contro i 35-45 dei cicli combinati a gas naturale.

Va anche detto che il nucleare da fissione ha beneficiato negli ultimi 13 anni (dal 1992 al 2005) del 46% degli investimenti in ricerca e sviluppo, quello da fusione del 12%, mentre alle fonti rinnovabili è stato destinato solo l’11% del totale. La fonte è al di sopra di ogni sospetto, è l’International Energy Agency.
In Italia nell’ambito dell’accordo sulla ricerca energetica stipulato fra Enea e Ministero dello sviluppo economico, il finanziamento alla ricerca sui reattori di quarta generazione è stato di 16,5 milioni di euro in tre anni su un totale di 60 milioni previsti.

Se l’Italia volesse allinearsi alla produzione elettrica media UE da fonte nucleare (pari al 30%), dovremmo prima localizzare sul territorio italiano e poi costruire 8 reattori come quello in costruzione in Finlandia (è il più grande al mondo), oppure 8 come gli ultimi costruiti in Francia tra il ’96 e il ’99, oppure 12 reattori della stessa taglia del più grande in costruzione attualmente in Cina oppure 13 di quelli di tipologia russa.

Il nucleare non può essere considerato la risposta ai cambiamenti climatici in atto e dedicare tempo e risorse a questa fonte farà perdere altro tempo ad un Paese come il nostro che è in grave ritardo rispetto agli obblighi presi con il Protocollo di Kyoto, drenando risorse alle rinnovabili e all’efficienza energetica, la soluzione più rapida e sostenibile, anche economicamente, per affrontare le sfide del futuro.

9 novembre 2007

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