Errori solari in Sicilia

  • 5 Novembre 2007

L'annuncio di una centrale fotovoltaica da 40 MW in Sicilia, con un contributo regionale, è una buona notizia oppure, sotto altri punti di vista, un investimento con scarsi ritorni per il settore e per la regione? Un articolo di Gianni Silvestrini.

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E’ stata annunciata nei giorni scorsi la costruzione in Sicilia entro il 2009 della più grande centrale solare fotovoltaica d’Europa. La Iess, Impianti energia solare Sicilia, e il comune di Noto (Siracusa) hanno infatti siglato un accordo per la realizzazione di un impianto da 40 Megawatt di potenza, per un investimento di 200 milioni. La centrale solare dovrebbe produrre 55 milioni di kWh all’anno ed evitare la produzione di circa 30.000 tonnellate/anno di anidride carbonica. Secondo notizie di stampa, inoltre, al Comune di Noto saranno riconosciute royalties per circa 1,7 milioni di euro.

Una notizia bomba, giunta a pochi giorni dall’annuncio della statunitense Sun Power, una delle più quotate aziende fotovoltaiche del mondo, di voler realizzare una centrale solare da 18 MW in Spagna con tecnologie d’avanguardia e dalla notizia che la compagnia tedesca Jiwi intende costruire un impianto da 40 MW vicino a Lipsia.
Dunque finalmente una buona notizia? Avremo una Sicilia con un ruolo di punta nello sviluppo dell’energia solare? I dubbi in realtà sono molti. Cerchiamo di analizzarli per fare una riflessione sul corretto sviluppo delle fonti rinnovabili in Sicilia e in Italia.

La proposta proviene da una piccola società, appena costituita e senza esperienze pregresse nel settore. Questo fatto non depone bene per la riuscita del progetto e fa sembrare quantomeno superficiale la stipula dell’accordo da parte dell’Amministrazione locale.
L’aspetto che però preoccupa per il suo significato più generale è rappresentato dalla taglia della centrale. E’ noto infatti che il decreto governativo del febbraio 2007 sul fotovoltaico premia gli impianti di piccola scala integrati negli edifici. I motivi di questa scelta sono chiari. I prezzi elevatissimi delle celle a causa della forte domanda mondiale spingono a concentrarsi sulle applicazioni nell’edilizia, un’area nella quale il nostro paese potrà dare un contributo positivo anche in termini di “design” esportabile all’estero. Fra 5-7 anni, con prezzi fortemente calati e rendimenti di conversione migliori, avrà senso puntare anche su impianti di potenza elevata da realizzare in terreni marginali.
Inoltre, va considerato il fatto che, per taglie dell’ordine delle decine di MW sono più convenienti le tecnologie solari termodinamiche (che sfruttano la concentrazione dei raggi solari per produrre vapore), come quella della centrale Archimede che l’Enel sta realizzando a Priolo.

Dunque, il megaimpianto proposto sembra fuori tempo e fuori scala. Ma c’è di più, la sua realizzazione potrebbe essere controproducente per lo sviluppo delle rinnovabili. Vediamo perché. La nostra Regione potrà utilizzare per questo settore nel periodo 2007-13 oltre 500 milioni di risorse europee e nazionali. Come spendere in maniera intelligente tutti questi soldi? Un segnale importante è venuto da Roma e da Bruxelles: va privilegiato il sostegno alle imprese innovative impegnate nella produzione di celle fotovoltaiche, collettori solari, aerogeneratori… Non c’è più bisogno, infatti, di un sostegno alla diffusione delle fonti rinnovabili, visto che sono disponibili in Italia incentivi tra i più alti d’Europa. E’ invece essenziale costruire una rete di industrie che ci consentano di evitare l’importazione dall’estero delle tecnologie.

Ma torniamo al maxi impianto fotovoltaico di Noto e analizziamolo dal punto di vista degli interessi della Sicilia. Se, come tutto fa pensare, la Iess richiederà alla Regione un contributo in conto capitale pari al 20% del costo dell’impianto (come consente la legge), verranno drenate per questa singola iniziativa 40 milioni. Le ricadute sul territorio saranno di poche unità lavorative per la sorveglianza e la manutenzione dell’impianto. Lo stesso incentivo potrebbe, invece, essere impiegato in tutt’altra direzione. Ad esempio, per favorire la installazione di una industria fotovoltaica di punta, con una capacità produttiva annua di celle pari a 150-200 MW, un fatturato di 4-500 milioni, ricadute occupazionali qualificate, un’interazione con le Università locali, insomma una realtà in grado di competere a livello internazionale …. Non c’è paragone tra le due opzioni! Ed essendo le risorse finanziarie limitate, puntare nella direzione sbagliata riduce le possibilità di avviare una politica industriale efficace. Vedremo come si muoverà la Regione.

Gianni Silvestrini

articolo pubblicato su La Repubblica (edizione Palermo) del 4 novembre

5 novembre 2007

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