Il picco è alle spalle

  • 23 Ottobre 2007

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Il picco del petrolio è stato raggiunto nel 2006. La preoccupante notizia la fornisce l'organizzazione tedesca Energy Watch Group. Nello studio utilizzata una nuova metodologia che contrasta nettamente con quella adottate dalla IEA.

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Il picco del petrolio ce lo siamo lasciato alle spalle da un anno. Questo scioccante informazione la fornisce l’Energy Watch Group nel suo “Oil Report” pubblicato ieri, 22 ottobre 2007 e scaricabile on line (vedi allegato – pp.101).
L’analisi dei ricercatori tedeschi dell’EWG, Werner Zittel e Jorg Schindler, ha portato di fatto ad anticipare di qualche anno la tempistica del picco prevista dai lavori di diversi autori, quali Campbel e, in genere, dei recenti studi realizzati nell’ambito dell’ASPO (Association Study for Peak Oil&Gas) (vedi “In cima al picco“).

Una ragione sta in una più pessimistica valutazione della futura produzione aggiuntiva di petrolio, specialmente in quella offshore e in mare profondo dovuta ai ritardi nella messa in sviluppo degli annunciati campi petroliferi. Un altro motivo è da trovarsi nel declino molto consistente della produzione in alcune aree importanti del mondo, prima fra tutte il Medio Oriente che dovrebbe passare, secondo lo studio, da una produzione giornaliera di 24,3 milioni di barili (2006) a 19 Mb/g nel 2020, fino a 13,8 Mb/g nel 2030.
Una scoperta preoccupante della ricerca è nel rapido declino dell’offerta di petrolio subito dopo il picco. A livello mondiale le proiezioni dell’offerta giornaliera di petrolio saranno le seguenti (in milioni di barili):

  • 2006: 81 Mb
  • 2020: 58 Mb
  • 2030: 39 Mb

Questi risultati sono in netto contrasto con quelli recentemente riportati dall’International Energy Agency (IEA) che stima una produzione in crescita nel 2020 (105 Mb/g) e nel 2030 (116 Mb/g). Un divario molto netto dovuto principalmente alla metodologia utilizzata. L’analisi dell’EWG si basa sulla storia delle scoperte petrolifere e sulla produzione passata, parametri e dati molto più concreti di quanto non siano le stime delle riserve che si sono nel tempo dimostrate inaffidabili e che vengono normale usate negli studi di settore. L’analisi storica delle scoperte e i modelli di produzione consentono di prevedere meglio le scoperte future e, dove il picco della produzione è già stato raggiunto, la produzione futura.

L’Energy Watch Group mette in guardia decisori politici e opinione pubblica sul probabile prossimo repentino calo della produzione. Poiché il divario tra domanda e offerta difficilmente verrà coperto da altri fonti energetiche nell’arco di tempo che va da qui al 2030, l’EWG ritiene che la minore offerta petrolifera innescherà nel mondo un cambiamento strutturale del suo sistema economico in grado di influenzare quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana, a partire dal nostro approccio con l’energia. Non vanno nemmeno però esclusi conflitti per l’accaparramento delle sempre più limitate risorse.
L’EWG considera il picco del petrolio un fatto e non una teoria, un aspetto di cui la gran parte dei politici e dei cittadini non ha ancora preso coscienza. E certo, affermano gli autori del rapporto, non ha aiutato l’approccio della IEA che ha negato che un tale cambiamento fosse probabile nel breve e medio periodo. Il messaggio della IEA, cioè la possibilità che l’offerta di fonti fossili può procedere secondo un trend “business as usual”, ha mandato – si dice nel rapporto – un falso segnale ai politici, all’industria e ai consumatori, per non parlare dei media.

L’Energy Watch Group è un insieme di scienziati indipendenti. Gli autori sono membri di ASPO e rinomati studiosi di risorse energetiche. Ricordiamo che EWG ha realizzato anche uno studio che stima il picco della produzione mondiale di carbone nel 2025 (vedi “Carbone al picco“)

LB

23 ottobre 200

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