Aziende verdi: prendere o lasciare

  • 22 Ottobre 2007

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Le aziende che intraprendono percorsi di sostenibilità ambientale vanno elogiate? E' questa la strada per risolvere i cambiamenti climatici? Un parere di un Robert Reich dell'Università californiana di Berkley.

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Alcuni osservatori americani si cominciano a chiedere se le aziende che intraprendono percorsi di sostenibilità a livello ambientale vadano elogiate e se questa strada sia un modo per risolvere la complessa questione dei cambiamenti climatici.
La domanda, per certi versi retorica, se la pone anche Robert Reich, professore alla Goldman School presso l’Università della California a Berkeley in un articolo su CommonDreams.com. La sua risposta è un netto “No”.

Il riferimento che Reich fa alla British Petroleum è lampante. Questa corporation pochi anni or sono ha scelto come nome l’acronimo BP, facendo intendere che la sua direzione fosse “Beyond Petroleum”, oltre il petrolio, con una campagna pubblicitaria dal costo di 200 milioni di dollari. La verità è che finora la società ha investito solo una piccolissima frazione dei suoi profitti petroliferi e causato la peggiore fuoriuscita di petrolio nella storia dell’Alaska, un territorio di notevole fragilità.
Altre società stanno diventando più “verdi” perché conviene e fa anche risparmiare denaro, magari utilizzando tecnologie pulite. E’ il caso della Dow Chemical che ha ridotto I suoi costi energetici e di conseguenza le sue emissioni. Gli imballaggi dei prodotti agricoli con plastiche realizzate con zucchero di grano, anziché con plastica prodotta da petrolio, ha consentito alla grande catena di distribuzione Wal-Mart di tagliare decisamente i costi. Alcoa ha risparmiato qualche centinaio di milioni di dollari all’anno riducendo i suoi consumi energetici, con benefici effetti sull’ambiente.
L’autore ritiene che questi interventi siano da ascriversi semplicemente nella buona gestione aziendale.

Altri casi di aziende, per così dire “environmentally correct”, riguarderebbero il cosiddetto “effetto anticipo” su normative che definiscono limiti ambientali. Una società energetica del Texas, la TXU, è stata spinta dalla Goldman Sachs a tagliare i progetti di nuove realizzazioni di centrali termoelettriche a carbone, perché avvertita di imminenti e più strette regolamentazioni ambientali riguardanti proprio questa tecnologia. Possiamo dire che Goldman e TXU abbiano dato luogo a comportamenti ammirevoli o piuttosto avevano messo al centro questioni economiche?

Robert Reich fa una semplice quanto lucida considerazione: “in una fase di capitalismo super competitivo è ingenuo pensare che le grandi compagnie possano o vogliano sacrificare profitti e guadagni in borsa solo per combattere il riscaldamento del pianeta. Le aziende che si convertono a scelte più ambientali vanno a migliorare la loro immagine, tagliano i loro costi o anticipano normative che potrebbero essere negative per il loro business. Sono più virtuose o intelligenti?”
Reich conclude che non bisogna aspettarsi che le aziende conducano la lotta contro il global warming. Questo è un compito dei governi.
“La prossima volta che sentite che una società vantarsi per le sue qualità ambientali – conclude il professore dell’università californiana – trattenete l’applauso”.

LB

22 ottobre

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