Chi confronta quello che il documento definisce “potenziale massimo teorico” con l’obiettivo del 20% indicato da Bruxelles, opterà senz’altro per il bicchiere mezzo vuoto.
Anche se nel position paper giustamente si sottolinea che per definire il contributo al 2020 delle rinnovabili in termini percentuali occorrerà “tener conto dei risparmi provenienti dall’efficienza energetica in quel momento”, al valore indicato per il potenziale massimo teorico difficilmente corrisponderà un apporto superiore al 15% del fabbisogno complessivo di energia.
Se viceversa si parte dal contributo attuale (intorno al 7%), un sostanziale raddoppio in tredici anni – tenuto conto dei ritardi accumulati che si traducono in carenze di risorse professionali, di capacità produttive e di servizio – si configura come un indubitabile successo. Bicchiere mezzo pieno, dunque.
Le dimensioni della sfida sottolineano però le difficoltà da superare per vincerla. Non casualmente nel documento del governo si parla di potenziale massimo teorico. Per tradurlo in realtà condizione necessaria è un impegno costante e non contraddittorio in tal senso, largamente condiviso dai decisori politici (quindi da larga parte sia di chi si trovi maggioranza sia di chi in un dato momento sta all’opposizione), dal sistema delle autonomie locali e dal mondo imprenditoriale. Da solo, però, tutto questo non basta. Le risorse economiche e professionali, ma anche territoriali, sono e rimarranno relativamente scarse. Non vanno pertanto sprecate, ma attentamente indirizzate nelle direzioni che offrono migliori prospettive di sviluppo.
Per non restare nel vago, a mio avviso i quasi 34 Mtep* indicati come obiettivo massimo dal documento governativo sono il risultato di alcune sovrastime e di un equipollente numero di sottostime. Solo per citare le più evidenti, la potenza eolica installabile è valutata per difetto, in quanto quella indicata potrebbe essere raggiunta dai soli impianti on-shore, mentre difficilmente si riuscirà a installare 1.000 MW di solare termodinamico e gli 800 MW da maree e moto ondoso troverebbero una collocazione più appropriata in un romanzo di fantascienza.
Purtroppo, se rimarrà immutata la bozza di decreto legislativo approvata in prima lettura dal governo il 13 settembre, che prevede il ricorso alla VIA nazionale per impianti eolici di potenza superiore ai 20 MW, anche i 12.000 MW previsti dal position paper difficilmente saranno raggiunti. Quando più sopra ho sottolineato l’esigenza di un impegno costante e non contraddittorio avevo in mente casi che vanno in senso opposto, come, appunto, questo.
G.B. Zorzoli
* Il numero fornito dal documento, 8,96 Mtep, è calcolato utilizzando il fattore di conversione Eurostat, mentre per la generazione non termoelettrica ho preferito usare il tradizionale fattore di conversione, che indica più chiaramente le dimensioni dell’impegno richiesto.
27 settembre 2007