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In cima al picco

  • 2 Ottobre 2007

Dalla recente conferenza mondiale dell'ASPO emerge che le riserve di petrolio ancora da scoprire potrebbero essere di 250 miliardi di barili e il picco potrà essere raggiunto già entro il 2012

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Le riserve di petrolio convenzionale ancora da scoprire potrebbero essere di 250 miliardi di barili. Nella migliore delle ipotesi, allora, l’anno del picco della produzione mondiale potrebbe arrivare entro il 2020 con una produzione che potrebbe raggiungere il suo plateau attorno ai 100 milioni di barili/giorno. Nella peggiore delle ipotesi, invece, il picco è stimato tra il 2011 e il 2012, in un certo senso, così come è stato annunciato ultimamente dall’International Energy Agency che parlava appunto di “situazione difficile” proprio per quella data (vedi anche articolo “Petrolio senza futuro“).

Queste sono le due posizioni emerse dalla recente conferenza mondiale dell’ASPO (Association for the Study of Peak Oil and Gas) a Cork in Irlanda, che ha visto la presenza anche dell’industria petrolifera.
L’ipotesi che si possa assistere ad una produzione giornaliera pressoché stabile e inferiore ai 100 milioni di barili, oltre la quale sarà difficile andare, è stata presentata da Ray Leonard, vice presidente della Kuwait Energy Company. Tra le motivazioni c’è il presupposto che la produzione futura di “petrolio non convenzionale” (sabbie bituminose del Canada, olio pesante del Venezuala, scisti degli USA) non riuscirà a fornire più di 6 milioni di barili/giorno. Un dato confermato anche da altri esperti internazionali.

Mike Rodgers, dell’autorevole società di consulenza americana PFC Energy, ha dichiarato che le esplorazioni hanno dato recentemente scarsi successi, molto inferiori rispetto al passato. Negli ultimi 10 anni si è trovato 1 barile di petrolio ogni 3 consumati. Rodgers ha spiegato quando si può considerare che un pozzo abbia superato il suo picco ed entra nella fase di declino. La percentuale del suo utilizzo deve essere tra il 50 e il 60%, in media intorno al 54%. La situazione è molto seria, afferma l’esperto, se si pensa che il maggior produttore di petrolio, l’Arabia Saudita, ha sfruttato già circa il 41% della sua risorsa e che raggiungerà il livello critico del 60% entro la seconda parte del prossimo decennio.

Sono sempre meno i dubbi sulla teoria del picco e dei suoi prossimi effetti sul prezzo del petrolio e anche sulle criticità di carattere geopolitico. La questione della limitatezza della risorsa petrolio dovrà uscire dal circolo ristretto degli addetti ai lavori ed entrare a far parte della coscienza collettiva, dei cittadini e soprattutto della politica. Questo però, come sottolineano alcuni osservatori, è lavoro per i media.

LB

1 ottobre 2007

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