Rifiuti di valore

  • 25 Settembre 2007

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Esempi virtuosi di aziende private, amministrazioni locali o consorzi di Comuni che riescono a convertire il problema "rifiuti" in risorsa locale. Lo racconta Legambiente in occasione della campagna "Puliamo il Mondo"

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Ci sono esempi virtuosi di come aziende private, amministrazioni locali o consorzi di Comuni, riescono a convertire il problema “rifiuti” in risorsa. Lo racconta Legambiente in occasione della presentazione della campagna “Puliamo il mondo” che si svolgerà dal 28 al 30 settembre.
Sei storie esemplari, che potrebbero essere replicate ovunque, dimostrano come l’immondizia, se opportunamente separata, può dare vantaggi economici ai cittadini, all’amministrazione ed evitare le sempre più frequenti emergenze.

Mercato San Severino e i rifiuti con i codici a barre. Qui i sacchi dell’immondizia hanno il codice a barre. Il paese del salernitano, con 20.000 abitanti, sta facendo scuola e in pochi anni ha raggiunto il traguardo del 65% nella raccolta differenziata. Sei anni fa sono spariti i cassonetti dalle strade, costringendo i cittadini a tenersi l’immondizia in casa; così si è potuto attivare un sistema di raccolta porta a porta secondo un calendario prestabilito. Ogni famiglia ha ricevuto un adesivo con codice a barre da applicare sui sacchetti e il Comune attribuisce sconti tariffari per un totale di circa 40-50mila euro annui, cioè un bonus che scala dalle bollette dei cittadini.

Il compost del bergamasco
. A Calcinate c’è un impianto per il compostaggio della Berco dove vengono trattate 60.500 tonnellate all’anno di rifiuti organici provenienti dalle case di tutta la provincia bergamasca e dove vengono prodotti e venduti ammendanti e terricci per l’orto-florovivaismo. Aperta nel 2001, l’azienda occupa 15 dipendenti e ha un fatturato annuo che si aggira intorno ai 6-7 milioni di euro. Quello della società che commercializza il compost, la Fertil, è di circa 5 milioni.

Il contatore dei rifiuti nella Provincia di Treviso. Il consorzio Priula, dove con lo slogan “svuoti il bidone e scatta il contatore”, si è passati da 5 Comuni a 23 in cui la raccolta dei rifiuti è fatta porta a porta. E’ il contatore che determina la tariffa per lo smaltimento della frazione secca non riciclabile: ogni svuotamento del contenitore da 120 litri (8-10 volte all’anno di media per una famiglia di 3 persone) equivale a uno scatto di 10,23 euro. A questo importo si aggiunge una quota fissa di 80 euro annui. Il camion che fa la raccolta registra il segnale del dispositivo installato sul bidone che contiene il codice associato alla famiglia a cui appartiene e a cui inviare la bolletta. I 25.000 cittadini dei Comuni associati a Priula sono tra i primi in Italia a poter dire di pagare davvero in virtù di quanta immondizia producono. E meno ne producono, meno pagano. Tanto che oggi il costo di gestione per abitante/anno è di 93,63 euro, rispetto ai 117,62 euro di media del Veneto e ai 135,31 della media nazionale.
L’intero ciclo di gestione dei rifiuti solidi urbani è delegato al Consorzio che fattura direttamente all’utente. Con l’entrata a regime del servizio di raccolta e del sistema di tariffazione, dal 2000 al 2006, la produzione di rifiuto non riciclabile procapite è scesa del 73% e contestualmente è aumentata del 135% quella di rifiuti riciclabili. Il comune di San Biagio di Callalta, che fa parte del Consorzio Priula, quest’anno è risultato il comune più “riciclane” d’Italia.

A Gricignano d’Aversa il Pet riciciclato. Nel casertano c’è la storia di Erreplast che con le bottiglie vuote dell’acqua e delle bibite riesce a dare lavoro a 30 persone. La Erreplast produce RiPet, scaglie di Pet da riciclo proveniente delle bottiglie di plastica che andrebbero in discarica o nell’inceneritore, ma con questo prodotto industriale si può realizzare fibra-fiocco per mobili, automobili e capi d’abbigliamento, tappeti, imbottiture e moquettes, prodotti per l’edilizia come il geotessile, oltre a foglia poliestere che serve per contenitori e vaschette da imballaggio, cinghie industriali, pellicole radiografiche e fotografiche e molto altro.
La Erreplast avvia al riciclo circa 11.000 tonnellate di bottiglie in Pet all’anno per un fatturato di 6 milioni di euro e vende circa l’80% della produzione sul mercato italiano. Unico neo: solo un terzo delle bottiglie arriva dalla raccolta differenziata dei Comuni campani, tutto il resto viene importato dalle regioni del centro sud Italia.

L’alluminio riciclato della Cial. Il business dell’alluminio di seconda mano è invece in mano a Cial. Caffettiere, biciclette, cerchioni per automobili, porte e finestre, imballaggi e confezioni alimentari, sono tantissimi i prodotti in alluminio. Oltre il 50% è prodotto con alluminio secondario, ossia proveniente dal riciclo degli imballaggi. La realizzazione di oggetti in alluminio riciclato fa consumare il 95% in meno dell’energia necessaria alla produzione dalla materia prima, la bauxite, e riduce in proporzione le emissioni di CO2 in atmosfera, consentendo un notevole risparmio sia ambientale che economico. Sono 200 le aziende sul territorio italiano, per un bacino di 32,5 milioni di persone, che si occupano del recupero degli imballaggi in alluminio e che garantiscono oltre 35.000 tonnellate di materiali avviate al riciclo. Il nostro paese è il terzo al mondo nell’industria del riciclaggio di questo metallo dopo Stati Uniti e Giappone, nonostante l’evidente sproporzione dal punto di vista della popolazione. Il giro d’affari della raccolta e del recupero dell’alluminio da imballaggi nel 2006 è stato intorno agli 11 milioni di euro, di cui 5 milioni e 680.000 riguardano il Cial a cui fanno capo circa il 55% dei comuni italiani.

Cartoncino riciclato in Piemonte. Pkarton, produce i rotolini per la carta igienica in cartoncino 100% riciclato. La probabilità che il rotolo su cui è avvolta la carta igienica nel nostro bagno o il pacco di spaghetti sia uscito dagli stabilimenti di Roccavione è del 25%. Centocinquantuno dipendenti, 140mila metri quadrati di stabilimento e un fatturato di 40 milioni di euro all’anno fanno della PKarton la seconda azienda in Italia del settore. Nata solo lo scorso anno sulle ceneri di una storica cartiera datata 1872, realizza cartoncino patinato, per intendersi quello utilizzato per il packaging della pasta, del riso, così come delle confezioni multiple di tonno, piuttosto che di pomodori pelati o merendine; e cartoncino grigio, quello su cui è avvolta la carta da cucina o igienica. Il tutto rigorosamente da materiale riciclato al 100%.

25 settembre 2007

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