Conferenza Clima: le conclusioni

  • 14 Settembre 2007

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Per le conclusioni della Conferenza sul Clima sono stati elaborati due documenti finali. Un manifesto, il  "New deal per adattamento sostenibile e sicurezza ambientale" e un elenco di 13 azioni per l'adattamento sostenibile

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La Conferenza sul Clima si conclude con l’elaborazione di due documenti finali. Il primo è il “New deal per adattamento sostenibile e sicurezza ambientale”, l’altro elenca “Le prime 13 azioni per l’adattamento sostenibile“. Dagli incentivi al risanamento delle coste, dall’attenzione all’agricoltura alla messa a punto del sistema di allerta del nostro Paese, sono le azioni illustrate dal Ministro dell’Ambiente che dovranno impegnare anche tutti i ministeri competenti per una politica più ampia e coordinata.

Il primo punto delle “buone azioni” riguarda la necessità di avviare una vasta opera di ricerca e conoscenza delle maggiori criticità connesse agli effetti del cambiamento climatico. Allo scopo va preparato un rapporto annuale sul monitoraggio dei cambiamenti climatici e dei loro effetti sull’ambiente, sulla salute dei cittadini, sull’economia.

La seconda azione mira a confermare ed espandere il sistema di incentivi per il risparmio energetico nel settore residenziale; va avviato un programma di sostegno per la bioedilizia, definendo normative che ne permettano lo sviluppo concreto.

Terzo obiettivo sta nell’impegno di incentivare nuove forme di consumo compatibile con le esigenze dell’adattamento climatico, a cominciare dalla promozione dell’etichettatura idrica (consumo d’acqua) di beni e prodotti.

Va infatti adeguata, come dice il quarto punto, la gestione delle risorse idriche al cambiamento climatico (azioni volontarie di risparmio di acqua per l’agricoltura attraverso un patto con le organizzazioni agricole; evitare lo sfruttamento delle falde in prossimità delle zone umide di grande valore naturalistico; conservare l’acqua e distribuirla senza sprechi).

Legato al quarto punto c’è il quinto: l’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura e la necessità sostenere l’agricoltura di qualità e quella biologica, incentivando colture tradizionali resistenti alla minore disponibilità di acqua e sostenendo la coltivazione delle foreste e la manutenzione del territorio.

La messa in sicurezza delle coste italiane è l’azione numero sei. Vanno adeguate le regole urbanistiche sulla linea di costa, ripensate le infrastrutture portuali, le reti di trasporti, la localizzazione di impianti di produzione di energia in relazione alla variazione della linea di costa; ripristinate le dune costiere e le zone umide.

La messa in sicurezza delle aree a maggior rischio idrogeologico che rischiano di subire sempre più gli eventi estremi è al punto sette. A questo fine vanno applicate norme di sicurezza per le costruzioni nelle zone di espansione dei fiumi e nelle aree a rischio frana e valanga, vanno riforestate le aree a bassa copertura vegetale con l’obiettivo di mitigare gli effetti del riscaldamento climatico e di adattare il territorio ai rischi indotti (difesa suolo, desertificazione).

Serve poi un’azione di gestione sostenibile delle risorse marine (punto otto), avviando meccanismi per lo sviluppo della pesca sostenibile; serve un piano di recupero dei fiumi, coordinando le azioni di salvaguardia dell’ecosistema e la gestione della risorsa idrica.

Sulla montagna (punto nove) bisognerà incoraggiare un turismo meno legato alle esigenze sciistiche e più consapevole del patrimonio naturalistico.

Decima azione riguarda l’inserimento nelle strategie sanitarie dei possibili nuovi rischi collegati al clima, sia per quanto riguarda la localizzazione che il funzionamento delle strutture sanitarie.

Undicesima azione: mettere a punto un sistema ancora più efficiente di “early warning” meteoclimatico nelle aree a maggior rischio di alluvioni e frane per intervenire preventivamente.

Aumentare il livello di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici” e lanciare iniziative di sensibilizzazione e partecipazione democratica con la realizzazione di un “Climate Day” da effettuarsi nel giorno della ratifica del Protocollo di Kyoto (16 febbraio). E’ il punto dodici.

L’ultima azione riguarda l’obiettivo di realizzare incentivazioni ambientali per il lavoro e le imprese anche in relazione alle nuove norme della contabilità ambientale.

Il Manifesto della Conferenza (‘New deal per adattamento sostenibile e sicurezza ambientale‘), che, anch’esso conclude i lavori, è orientato a mettere in evidenza la necessità di “sviluppare politiche concrete di mitigazione dei cambiamenti climatici rispettando gli impegni assunti e lavorando nelle opportune sedi internazionali per più significative riduzioni dell’emissione di gas climalteranti, avviando contestualmente iniziative concrete a favore del risparmio, dell’efficienza energetica e dell’utilizzo di fonti rinnovabili sostenibili”.

Il manifesto chiede che venga attuato il protocollo di Kyoto entro il 2012 e, nell’ambito della prossima rinegoziazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, procedere alle ulteriori riduzioni delle emissioni di gas serra indicate dall’Unione Europea: il 20% al 2020, auspicando che diventi del 30% e il 60% entro il 2050.

Il manifesto chiede che le misure di mitigazione si coordinino con quelle di adattamento; queste vanno integrate da subito nelle politiche settoriali di sviluppo economico, nella legislazione e nei programmi di finanziamento delle grandi opere.

Anche per queste ragioni va definitivo, dice il manifesto, un “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, che impegni l’intero governo, le istituzioni locali e territoriali e le parti sociali. Un Piano che dovrà essere legato e integrato con l’avvio o la concreta implementazione dei due piani previsti dalle due grandi Convenzioni internazionali: il Piano nazionale per la biodiversità, con particolare riferimento al ripristino ecologico e alla deframmentazione e il Piano nazionale di lotta alla siccità e alla desertificazione.

Alfonso Pecoraro Scanio avrebbe già quantificato un fondo per la lotta contro i cambiamenti climatici. La richiesta al Ministro dell’Economia, Padoa-Schioppa sembra essere di 500 milioni di euro annuali.
Ma è chiaro che per affrontare problemi di tale portata più che un fondo è necessaria un’azione costante di governo, che nel suo complesso abbia sempre come parametro essenziale, il territorio e la riduzione delle emissioni di gas serra. Ogni “distrazione” a riguardo non porterebbe che a un fallimento degli obiettivi messi in luce dalla Conferenza nazionale.

LB

Fonte: Agenzia Dire

14 settembre 2007

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