L’Italia e il clima che cambia

  • 12 Settembre 2007

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Oggi al via la Conferenza Nazionale sul Clima. Una recente raccolta di studi italiani elaborata dal Cnr mette in luce le principali questioni sul clima

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Oggi, 12 settembre, avrà inizio la due giorni dedicata alla Conferenza Nazionale sul Clima (12-13 settembre a Roma, presso la sede della FAO). Molte le conferenze e i documenti preparatori all’evento che possano essere consultati sul sito internet della conferenza (www.conferenzacambiamenticlimatici2007.it), dal quale sarà anche possibile seguire in streaming l’intero evento. Già da oggi è tuttavia possibile vedere video e interventi che spiegano i cambiamenti climatici e i loro effetti.

Proprio alla vigilia della conferenza una recente pubblicazione di un manuale del CNR ha messo insieme le principali ricerche in Italia su clima e ambiente: oltre 200 contributi realizzati da circa 500 studiosi. Vengono passati in rassegna i principali temi che riguardano il clima: modelli, impatto dei cambiamenti, ricostruzione dei climi del passato, metodi di osservazione e misura, processi fisici e chimici, valutazioni socio-economiche, rischi e mitigazione. L’analisi è basata sulle problematiche generali, ma anche sugli effetti locali dei cambiamenti climatici.

Da uno studio presentato nel documento risulta che la temperatura in Italia aumenta più che nel resto del mondo: negli ultimi 100 anni la temperatura nel nostro paese è cresciuta di un grado contro lo 0,6 della media globale.
Michele Colacino, del dipartimento Terra e Ambiente del Cnr, nel corso della conferenza stampa di presentazione del rapporto ha spiegato quali possono essere i motivi di questo eccessivo innalzamento della temperatura, affermando che sono possibili due cause, ancora da approfondire. La prima riguarda l’aumento della temperatura superficiale del mar Mediterraneo che diminuisce il suo effetto di raffreddamento invernale della temperatura. L’altra causa, molto concreta e contingente, è che molte stazioni per il rilevamento della temperatura sono ubicate all’interno delle città e, quindi, i dati potrebbero risentire delle isole di calore e dell’aumento delle dimensioni delle aree urbane.

Della stessa ricerca fanno parte i dati sull’aumento delle ondate di calore: il numero dei giorni ‘caldi’ registrati nei mesi estivi, da giugno a settembre, è passato dal 10% del decennio 1960-70 al 60% del decennio 1990-2000. Più complessa invece la valutazione che concerne le precipitazioni: l’analisi della serie completa di oltre 150 anni indica una leggera variazione, statisticamente non significativa. Se, invece, si considera l’andamento degli ultimi 50-60 anni, l’ammontare delle piogge risulta fortemente ridotto: nell’Italia meridionale piove il 12-13% in meno, in quella settentrionale la diminuzione è compresa tra l’8 e 9%.
Per quanto riguarda l’andamento giornaliero delle precipitazioni, dai dati del Cnr emerge una riduzione degli eventi di precipitazione leggera o moderata (inferiore a 20 millimetri al giorno) e un aumento rilevante delle piogge intense o torrenziali (maggiori di 70 mm/g). Questo andamento provoca una diminuzione della risorsa acqua e un aumento degli eventi estremi che provocano alluvioni, esondazioni, frane, smottamenti ed altri dissesti idrogeologici.

Tra gli studi presentati nel rapporto interessante anche quello sul riscaldamento delle acque profonde nei laghi italiani. Ad esempio, nell’ipolimnio del Lago Maggiore (lo strato più profondo e freddo) è stato individuato uno strato d’acqua che contiene una ‘memoria climatica’: il suo andamento mostra variazioni che si adeguano a quelle climatiche, permettendo di conoscere la risposta degli ecosistemi lacustri ai mutamenti del clima e di stabilire il legame tra climate forcing e risposta del lago. Dati che hanno trovato conferma in molti altri laghi italiani. E’ da supporre che i processi idrodinamici che si verificano nelle acque dei laghi italiani siano dipendenti da situazioni climatiche che si manifestano su ampia scala e che possano essere interpretate nell’ottica di un cambiamento climatico globale attualmente in atto sulla Terra.

Desta anche curiosità il caso dell’isola di Pianosa, nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. Secondo un’indagine campione condotta sull’isola è stato possibile ottenere una mappa del carbonio nel suolo: i risultati indicano che l’isola può essere considerata un ‘pozzo’ per la CO2, in quanto l’assorbimento supera le emissioni. In media la quantità di carbonio assorbita per anno è valutata in 2,64 tC/ha (tonnellate per ettaro). Pianosa è quindi un laboratorio naturale ideale per questi studi tanto che il Cnr, attraverso l’attività di nove Istituti e con l’apporto di quattro Università, ha creato il Pianosa Lab dove vengono ulteriormente approfondite le ricerche.

Per quanto riguarda gli effetti globali dei cambiamenti climatici, il CNR ha riportato nel documento una ricerca relativa agli oceani e sul loro ruolo di ‘pompa’ di CO2. Si pensa che la concentrazione in atmosfera sia dovuta solo alle attività antropiche basate sull’utilizzazione di combustibili fossili, ma in realtà la presenza di CO2 dipende anche dall’interazione tra questo gas e i vari componenti del sistema climatico: idrosfera, suolo e biosfera. In questo contesto un ruolo importante è svolto dagli oceani che sono sia pozzi che sorgenti di CO2.
Un’altra ricerca riguarda invece gli aerosol (il particolato atmosferico e le polveri) che influenzano il clima in modo diretto e indiretto e le cosiddette nubi brune, una minaccia proveniente dall’Asia, che sono costituite principalmente di minuscole particelle carboniose prodotte dai processi di produzione industriale e dai fuochi domestici e che scaldano l’atmosfera.

Di tutto ciò si parlerà alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici organizzata dal Ministero dell’Ambiente e dell’APAT, in collaborazione con il sistema delle agenzie ambientali. Interverranno 100 relatori e nel corso della prima giornata sarà presente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano e il Presidente del Consiglio, Romano Prodi.

Il programma

11 settembre 2007

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