Troppo azoto per i biocombustibili

  • 7 Agosto 2007

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Uno studio del Premio Nobel Paul Crutzen dimostra che l'innalzamento dell'ossido nitroso, causato dai  fertilizzanti usati per le colture enegetiche, annullerebbe ogni beneficio ambientali derivante dal risparmio di combustibili fossili.

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Uno studio condotto dal Premio Nobel Paul Crutzen dimostra ancora di più che nel campo dei biocombustibili è necessaria una seria analisi del ciclo di vita per valutarne la loro effettiva sostenibilità. Lo studio in questione ha rilevato che un forte innalzamento dell’ossido nitroso (o ossido di diazoto, N2O) in atmosfera, causato dall’incremento dell’uso di fertilizzanti che contengono azoto ai fini di colture energetiche, potrebbe da solo annullare i benefici di riduzione delle emissioni derivanti dal risparmio di combustibili fossili e addirittura innalzare la temperatura del pianeta oltre le previsioni dell’IPCC.
Gli ossidi di azoto (generalmente indicati con NOx) – tra cui l’ossido di diazoto – sono gas serra. L’ossido di diazoto ha un effetto di circa 296 volte quello dell’anidride carbonica.

Secondo il documento, di cui il professore del Max Planck Institute è il principale autore, i maggiori contributi proverrebbero da colture come la colza per la produzione di biodiesel e del mais per produrre il bioetanolo. Minore impatto avrebbe, in questo senso, la canna da zucchero. Nell’analisi viene però solo presa in considerazione la conversione delle biomasse in biocombustibili e non l’impiego dei combustibili fossili per il lavoro nell’azienda agricola o per la produzione di fertilizzanti e pesticidi.

Nel 1995, insieme a Frank Sherwood Rowland e Mario Molina, Paul Crutzen ha vinto il premio Nobel per la Chimica per gli studi che hanno portato alla comprensione del buco dell’ozono e al conseguente bando internazionale dei clorofluorocarburi. Attivista nel campo delle scienze ambientali, ha contribuito alla scoperta della nube di sostanze inquinanti che avvolge i tropici e alla comprensione dei cambiamenti climatici in corso. Nel 2000 ha coniato il termine “Antropocene” per definire la prima era geologica nella quale le attività umane siano in grado di influenzare l’atmosfera e alterare il suo equilibrio.

Documento: “N2O release from agro-biofuel production negates global warming reduction by replacing fossil fuels

LB

7 agosto 2007

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