Polemiche sulle emissioni

  • 12 Luglio 2007

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Riportiamo le risposte di Assolettrica ed Enel scaturite dalle denunce di Greenpeace sul livello crescente delle emissioni causate dal termoelettrico italiano. Greenpeace ha rilasciato a Qualenergia.it una controreplica

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Dopo la dura denuncia di Greenpeace sul livello crescente di emissioni di CO2 delle industrie termoelettriche italiane (vedi Qualenergia.it) non si è fatta attendere la replica di Assoelettrica ed Enel che ritengono tali dichiarazioni a rischio di interpretazioni scorrette e fuorvianti.

Assoelettrica, l’associazione delle compagnie elettriche, parla di dati “provvisori e frammentari” forniti da Greenpeace che “possono ingenerare confusione e indurre a conclusioni affrettate”. “E quindi – continua Assolettrica – la formulazione di graduatorie appare del tutto fuori luogo e non rappresenta la realtà”.
Assolettrica osserva che in Italia, dal 1990 al 2006, si è assistito ad una crescita dei consumi elettrici di oltre il 44%. Nello stesso periodo la produzione elettrica totale è cresciuta del 45%, quella da fonti rinnovabili del 50%, mentre la produzione da fonti fossili è aumentata del 43%.

Per Assoelettrica, la produzione termoelettrica, inoltre, è stata realizzata ricorrendo in misura crescente a combustibili a minore impatto climalterante: “si è quasi triplicato il peso del gas naturale (dal 22 al 62%), mentre è rimasto pressoché costante il peso dei combustibili solidi (dal 17% del 1990 al 18% del 2006), si è fortemente ridotto il peso dell’olio combustibile (dal 58% del 1990 al 14% del 2006)”.
Assoelettrica vanta inoltre una notevole riduzione dei livelli delle emissioni unitarie medie, che sarebbero passate, tra il 1990 e il 2006, da 705 a 575 grammi di CO2 per kWh. Il contemporaneo incremento del contributo delle fonti rinnovabili ha consentito di ridurre le emissioni unitarie medie relative all’intero parco di generazione elettrica: dai 580 grammi di CO2 per kWh del 1990 ai 470 del 2006″. “Quindi – conclude nella sua nota Assolettrica – se nel 2006 si fosse realizzata la stessa produzione elettrica registrata nel 1990, ma con l’attuale composizione del parco centrali le emissioni del settore sarebbero risultate inferiori di oltre il 24% rispetto a quelle registrate nel 1990”.

Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace, in merito a questo commento di Assoelettrica, ha rilasciato a Qualenergia.it alcuni commenti e precisazioni. Il responsabile di Greenpeace ha replicato ad Assoelettrica dicendo che “se è vero che dal 1990 vi è stato un incremento del 44% dei consumi elettrici, va ricordato però che il “tetto” ai permessi di emissione per l’applicazione della direttiva sull’emission trading è basato sulla media degli anni 2000-2003, escludendo il peggiore, e non sui valori del 1990″.
Pertanto Onufrio ritiene che “al contrario di quanto afferma Assoelettrica, la situazione di deficit ambientale è più grave e ancora maggiore la responsabilità del settore elettrico”.

Onufrio poi mette il dito nella piaga della realtà italiana: “La verità – dice – è che l’Italia sconta un enorme ritardo su due versanti: il più macroscopico è quello delle fonti rinnovabili, l’altro riguarda le politiche di efficienza negli usi finali dell’elettricità. Sul primo pesano molto sia le responsabilità della politica, ma anche quella delle industrie energetiche, che non hanno creduto nelle fonti rinnovabili”.
“Nel 1996 l’Italia era tra i primi produttori di pannelli fotovoltaici con Eni e con Enel si completò la centrale solare di Serre, allora la più grande del mondo” – ha continuato l’esponente dell’associazione ambientalista. “I due colossi energetici, all’epoca interamente pubblici, hanno una parte non piccola nel ritardo sulle fonti rinnovabili; le politiche degli anni ’90 hanno completato il disastro premiando con il CIP 6 l’uso energetico di residui industriali e rifiuti anziché le fonti rinnovabili. Da allora il campo delle rinnovabili è stato abbandonato; oltre alle tecnologie solari, stessa sorte per l’eolico che vedeva negli anni ’80 l’Italia tra i pionieri”.
Onufrio si rammarica, inoltre, che il settore elettrico e parte del governo spingano ancora per ampliare il ricorso al carbone che peggiorerebbe la situazione già negativa delle emissioni del settore elettrico.

Anche l’Enel, come Assolettrica aveva risposto alle accuse di qualche giorno fa di Greenpeace, affermando che “il settore termoelettrico incide nelle emissioni climalteranti solo per un quarto del totale e quindi il comparto non è il più rilevante in termini di emissioni di CO2. Enel spiega che questo ruolo spetterebbe al settore dei trasporti, al riscaldamento domestico e ad altri settori industriali.
Secondo Enel “mentre in Italia le emissioni di gas serra dal 1990 a oggi sono aumentate del 13%, nello stesso periodo di tempo Enel ha ridotto le emissioni specifiche di CO2 per chilowattora prodotto del 20%, grazie ad un forte intervento di ammodernamento e ambientalizzazione dei propri impianti che ha comportato investimenti per 4 miliardi di euro”.
L’Enel poi ribadisce la sua leadership mondiale nel settore delle energie rinnovabili: “un programma di investimenti, da quest’anno al 2011, di ulteriori 4,1 miliardi di euro, interamente destinati a nuovi impianti che usano fonti rinnovabili e allo sviluppo e ricerca di nuove tecnologie come il solare termodinamico, l’eolico offshore, la cattura e sequestro della CO2)”.

Anche su questa nota dell’Enel, Giuseppe Onufrio ci ha fatto sapere la sua posizione e quella di Greenpeace. “L’impegno di Enel sulle rinnovabili non è certo marginale – ha detto – ma vogliamo ribadire che in termini di emissioni gli investimenti previsti per le conversioni a carbone in Italia, senza considerare gli investimenti all’estero, surclassano, e di molto, gli effetti positivi degli investimenti sulle rinnovabili. Questi comunque rischiano di essere surclassati a loro volta dagli investimenti nel “nucleare sovietico”: se, oltre al completamento delle centrali di Mochovce in Slovacchia andasse in porto anche l’interesse sul progetto di Belene in Bulgaria, Enel otterrebbe un primato piuttosto imbarazzante.

LB

13 luglio 2007

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