Per una rivoluzione energetica

  • 10 Luglio 2007

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"Futu[r]e Investment", il primo rapporto che traccia un quadro globale dei costi necessari per avviare la rivoluzione energetica necessaria a mitigare i cambiamenti climatici

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Greenpeace ed EREC (European Renewable Energy Council) hanno realizzato “Futu[r]e Investment”, il primo rapporto che traccia un quadro globale dei costi necessari per avviare la rivoluzione energetica necessaria a mitigare i cambiamenti climatici.
Il rapporto mette a confronto gli investimenti necessari per supportare lo sviluppo delle fonti rinnovabili con i risparmi economici derivanti dal progressivo abbandono delle fonti fossili e del nucleare.
“Futu[r]e Investment” rappresenta l’approfondimento economico di una parte del rapporto “Energy [R]evolution” di Greenpeace, in quanto prende in considerazione solamente i costi della generazione elettrica, trascurando invece il settore dei trasporti e degli usi termici.
Si dimostra che fonti rinnovabili ed efficienza energetica sono in grado di soddisfare i crescenti consumi energetici mondiali, e che gli investimenti saranno ampliamente ripagati dai risparmi dovuti ai minori consumi di combustibili fossili, i cui costi sono destinati ad aumentare in futuro a causa della limitatezza delle risorse.
La rivoluzione energetica pulita necessaria per dimezzare le emissioni di gas serra al 2050 non è quindi un solo imperativo ambientale, ma ha anche un senso a livello economico: contribuirà, infatti, a stabilizzare i costi energetici mondiali, allentando la pressione dei costi energetici sulla società e favorendo la risoluzione di tensioni e conflitti per il controllo delle risorse.

Per sviluppare le fonti rinnovabili in modo da dimezzare le emissioni di gas serra del comparto elettrico già al 2030 sono necessari investimenti annui pari a 22 miliardi di dollari. Allo stesso tempo si avranno tuttavia risparmi pari a 202 miliardi all’anno rappresentati dai costi evitati dei combustibili fossili che alimentano centrali elettriche e impianti di generazione.
Produrre energia con le fonti rinnovabili e investire in efficienza costa quindi dieci volte meno che continuare a usare combustibili fossili, quindi pari a un risparmio di 180 miliardi di dollari all’anno.
Bisogna anche considerare che le principali ipotesi alla base dei calcoli utlizzati nel rapporto (a cura di DLR Institute of Technical Thermodynamics) sono piuttosto moderate rispetto ai costi futuri del combustibili fossili:

  • prezzo del petrolio a 85 dollari/barile al 2030 e 100 dollari/barile al 2050.
  • costo del carbone raddoppiato al 2050: oltre 86 dollari a tonnellata;
  • sono stati ipotizzati aumenti per il prezzo di gas e biomasse, differenziati a seconda delle diverse aree geografiche;
  • inoltre, il costo di una tonnellata di CO2 è stato ipotizzato secondo un aumento lineare a partire da 10 dollari nel 2010 fino a 50 dollari nel 2050.

Il rapporto spiga inoltre che ad oggi nel mondo vengono inoltre spesi ogni anno circa 250 miliardi di dollari come sussidi alle fonti fossili. Se tali risorse venissero dirottate verso le rinnovabili, si potrebbero coprire abbondantemente i costi della rivoluzione energetica pulita.
Nei prossimi quindici anni, inoltre, avverrà la maggiore operazione di upgrading/rinnovamento del vecchio parco centrali e altri impianti di generazione nei Paesi industrializzati. I Paesi in via di sviluppo – Cina, India e Brasile in primis – stanno invece gia assistendo alla rapidissima costruzione di nuove infrastrutture energetiche. Le scelte che prenderemo oggi determineranno le emissioni di gas serra dei prossimi 30-40 anni. È questa una opportunità da non perdere per contrastare il riscaldamento globale e trasformare radicalmente il sistema energetico mondiale, i cui costi economici e ambientali sono sempre più insostenibili.
I maggiori sforzi di investimento nel campo delle rinnovabili riguarderanno lo sviluppo dell’eolico, solare fotovoltaico e solare termico.

In tutto il mondo Greenpeace continua a battersi affinché vengano abbandonate al più presto le fonti fossili responsabili del riscaldamento globale, per primo il carbone che è il combustibile con le più alte emissioni specifiche di gas serra – oltre il doppio del gas.
Attualmente vengono immesse atmosfera circa 23 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Seguendo lo scenario di riferimento dell’IEA, le emissioni sarebbero destinate a raddoppiare entro il 2050, superando quota 45 miliardi di tonnellate all’anno.
Energy [R]evolution e Futu[r]e Investment mostrano invece che è possibile dimezzarle, attestandosi a 11,5 miliardi di tonnellate all’anno, ottenendo per di più benefici economici netti. Per arrestare i cambiamenti climatici occorre abbattere le emissioni globali di CO2 del 30% al 2020 e di almeno il 50% al 2050. L’obiettivo è raggiungibile, ma occorre agire immediatamente.

Le principali richieste di Greenpeace ai Governi di tutto il mondo per favorire la transizione da un’economia “energy-intensive” basata sullo sfruttamento delle fonti fossili ad un nuovo sistema di produzione dell’energia decentralizzato, efficiente e pulito sono:

  1. eliminare qualsiasi sussidio alle fonti fossili e al nucleare e destinare tali risorse allo sviluppo delle fonti rinnovabili e a misure di efficienza energetica;
  2. imporre obiettivi vincolanti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e favorire la semplificazione delle procedure amministrative per nuovi i impianti;
  3. imporre standard minimi e severi per favorire l’efficienza energetica di elettrodomestici, edifici, impianti industriali, e mezzi di trasporto;
  4. fissare incentivi stabili e duraturi agli investimenti nelle rinnovabili;
  5. garantire la priorità di accesso alla rete per l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.

Fonte: Greenpeace

9 luglio 2007

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