Ostacoli e speranze per il clima

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La strada verso il post Kyoto, se pur accidentata e con molti nemici, rimane ancora aperta a soluzioni positive. Un commento di Gianni Silvestrini sui risultati del G8 in Germania.

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Tra mille peripezie, il futuro del post Kyoto rimane ancora aperto a soluzioni positive. Si era già rischiato un deragliamento nel 2005 alla Cop 11 a Montreal. Nei giorni scorsi la proposta di Bush, prima del G8 di Heiligendamm, per un tavolo negoziale separato dal contesto delle Nazioni Unite avrebbe messo in grave difficoltà le prospettive di un accordo mondiale con obbiettivi certi.
La conclusione del G8 rappresenta, dunque, il massimo risultato possibile alle condizioni date, con il riconoscimento da parte di Russia e Stati Uniti di voler “considerare seriamente” un accordo per tagliare le emissioni climalteranti del 50% entro il 2050.
Certo non era quello che chiedeva Merkel e che esigeva la gravità della situazione, ma restano integre le condizioni per giungere a un accordo globale, all’interno delle Nazioni Unite, entro un paio di anni.

Nel frattempo anche Cina e India stanno aprendosi alla prospettiva di un impegno sul clima. Secondo un recente sondaggio (Global Market Insite) poco meno di due terzi delle popolazioni dei due giganti asiatici condividono la necessità di fissare dei limiti alle emissioni anche nei propri paesi. E la Cina ha nei giorni scorsi reso pubblico un piano di intervento sul clima.
La strada, pur se accidentata e con molti nemici, rimane aperta. La tredicesima Conferenza delle Parti che si terrà a dicembre a Bali avrà con ogni probabilità un carattere interlocutorio, ma servirà a preparare la strada per un accordo definitivo. E nel prossimo G8 che si svolgerà nel 2008 in Giappone il tema del clima sarà ancora una volta una delle priorità.

 

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