L’Europa dei certificati bianchi

  • 27 Giugno 2007

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Il progetto "EuroWhite Cert" propone un'ampia documentazione che fa il punto sugli schemi e le esperienze europee nel campo dei meccanismi dei certificati bianchi

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Il progetto “EuroWhite Cert” mira a fare il punto sulle esperienze finora maturate in Europa nel campo dei meccanismi dei certificati bianchi.
Il lavoro consiste nell’analizzare le caratteristiche basilari di questo schema e le varie versioni attualmente esistenti in diversi paesi europei. L’obiettivo è di valutare criticamente le possibilità di implementazione di un unico sistema dei certificati bianchi a livello europeo.

Tra i risultati del progetto è la recente pubblicazione del manuale per la progettazione e la valutazione degli schemi di negoziazione dei certificati bianchi. Il manuale è scaricabile dalle pagine “download” del sito www.eurowhitecert.org.
Oltre alla brochure del progetto EuroWhite Cert, che alleghiamo al presente articolo, sono disponibili le linee guida per decisori politici su “interazione e integrazione dei certificate bianchi con altri strumenti di policy” e i rapporti sottoposti alla Commissione Europea durante la prima fase del progetto.
Inoltre è possibile scaricare e consultare il database che riporta almeno 50 esempi di interventi di risparmio energetico realizzati in diversi paesi europei che potrebbero essere compresi nello schema dei certificati bianchi.

Secondo il lavoro dei partner del progetto, i principali benefici dei certificati bianchi (CB) vengono così sinteticamente indicati:

  • La certificazione garantisce l’effettivo raggiungimento dei risparmi dichiarati.
  • Consentire lo scambio di CB potrebbe ridurre i costi delle azioni di risparmio associate.
  • I CB potrebbero rendere accessibili potenziali di risparmio energetico non raggiungibili con altri strumenti di politica.
  • I CB possono ridurre la pressione sulla spesa pubblica.
  • I CB possono favorire la creazione di un mercato per le ESCO.

Le principali critiche e controindicazioni sono, invece, le seguenti:

  • I CB non garantiscono la diminuzione dei consumi energetici di un paese.
  • I costi di transazione legati ai CB potrebbero essere elevati.
  • I CB potrebbero favorire soltanto le soluzioni di risparmio più competitive sul mercato.
  • Un sistema europeo di CB potrebbe richiedere misure sostanziali di armonizzazione delle politiche energetiche in uso nei diversi paesi.

In Europa diversi paesi hanno già un sistema di CB o stanno per attivarlo. Mentre in Italia i CB esistono da gennaio 2005, la Francia ha dovuto attendere il 2006. In Gran Bretagna i soggetti obbligati possono scambiare i certificati attraverso contratti bilaterali dal 2002. La Danimarca e l’Olanda stanno considerando di introdurre il sistema in un futuro prossimo. Nelle Fiandre (Belgio) sono in vigore obblighi di risparmio per i distributori di energia elettrica che però non possono scambiare i certificati.
Nella maggior parte dei casi i soggetti obbligati sono i venditori di elettricità e di gas. Fanno eccezione Italia e Fiandre che hanno istituto obblighi di risparmio per i distributori.

I settori e le tecnologie ammessi alla certificazione variano notevolmente. Mentre in Francia sono ammessi, almeno in linea di principio, tutti i settori non coinvolti nel EU-ETS, la Gran Bretagna si limita al settore domestico e impone che almeno il 50% dei risparmi siano ottenuti presso abitazioni di famiglie a basso reddito. Anche l’Italia ammette tutti i settori di uso finale dell’energia richiedendo, però, che i distributori di elettricità e gas realizzino almeno metà del loro obiettivo nei settori di competenza.

26 luglio 2007

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