Gatta: la sfida europea

  • 27 Giugno 2007

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Gli obiettivi europei per l'elettricità prodotta da rinnovabili al 2010 sono difficili da raggiungere, ma non impossibili se verranno rimossi gli ostacoli e rimodulati i target a livello regionale. Un articolo del presidente di Assolettrica, Enzo Gatta

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enzo gatta

La direttiva europea del 2001 sulle fonti rinnovabili fissava un obiettivo per l’Italia del 25 per cento sul totale dei consumi elettrici entro il 2010. La politica energetica recentemente tracciata dal Consiglio Europeo fissa ora un traguardo del 20 per cento di rinnovabili sul totale dei consumi interni di energia primaria dell’Unione entro il 2020. Sono obiettivi molto ambizioni. Ma sono raggiungibili?

Per quanto riguarda l’obiettivo al 2010, che, peraltro, non è vincolante, ma soltanto indicativo, riteniamo vi siano alcune difficoltà. Questo per numerosi motivi. Il primo consiste nel fatto che l’Italia vede già oggi una forte penetrazione delle rinnovabili, per circa il 18 per cento della produzione, che la colloca al terzo posto in Europa e addirittura al primo tra i più grandi paesi europei. E quell’obiettivo era stato fissato senza tenere conto di quanto fatto in passato. Certo, rimane il fatto che le rinnovabili in Italia sono cresciute meno velocemente che nel resto dell’Europa. Ciò è dipeso da diversi fattori, che hanno condizionato e limitato le potenzialità progettuali e realizzative degli operatori elettrici italiani: mancanza di coordinamento nella definizione dei piani energetici regionali, tempi di rilascio delle autorizzazioni per i nuovi impianti, procedure autorizzative differenziate nelle diverse Regioni, tempi e le modalità di allacciamento degli impianti alla rete, sostenibilità della produzione eolica da parte del sistema rete di trasmissione. Tutto questo non soltanto ha comportato enormi ritardi, ma ha anche bloccato lo sviluppo di un’industria manifatturiera di settore, in particolare negli ambiti che hanno fatto registrare una significativa crescita della domanda, come l’eolico e il fotovoltaico, determinando un crescente trasferimento di risorse all’estero.

La rimozione di questi ostacoli è una condizione indispensabile per sfruttare tutte le potenzialità offerte dalle rinnovabili. Le nostre previsioni, considerando gli impianti oggi in progetto e la cui entrata in esercizio dovrebbe avvenire nell’arco dei prossimi tre anni, portano al 2010 ad una producibilità aggiuntiva nell’ordine dei 14 TWh. Considerando l’apporto derivante dal fotovoltaico, per una potenza installata stimabile in 1200 MW, si determinerà un ulteriore contributo di produzione elettrica dell’ordine di 1,4 – 1,8 TWh. Si può dunque stimare un incremento complessivo di producibilità da fonti rinnovabili al 2010 nell’ordine di 15 – 16 TWh. L’obiettivo fissato in sede Europea comporta una maggiore produzione nell’ordine dei 30 TWh. Per arrivare ad un simile risultato sarebbe necessario dare un fortissimo impulso a biomasse ed eolico, per una nuova potenza installata di almeno 2000 MW, per le prime, e di 7000 MW, per il secondo. Non è un traguardo irraggiungibile, magari con un orizzonte temporale un poco più lontano, fino al 2012. Le imprese elettriche intendono investire in questa direzione. Ma è indispensabile che anche la politica faccia la sua parte, rimuovendo gli ostacoli che ancora si frappongono.

In ogni caso, occorre stabilire le condizioni per un rilancio dell’iniziativa in questo settore. Riassumendo, per gli operatori elettrici i punti essenziali di una seria politica di sviluppo delle rinnovabili sono questi:

  • fissare precisi obiettivi di sviluppo, vincolanti e articolati a livello regionale;
  • ridurre le barriere amministrative e il numero degli interlocutori per l’ottenimento delle autorizzazioni; semplificare gli iter autorizzativi;
  • garantire l’accesso alle reti; accelerare l’adeguamento delle reti;
  • promuovere azioni per sostenere lo sviluppo di filiere agro-energetiche a costi sostenibili;
  • rivedere le norme che disciplinano il cosiddetto deflusso minimo vitale negli alvei dei corsi d’acqua;
  • rilanciare una forte iniziativa di ricerca e adottare politiche per favorire la crescita e la qualificazione di un’industria nazionale manifatturiera di settore.

Solo in un simile quadro sarà possibile affrontare anche gli obiettivi che saranno fissati per il dopo 2010, a proposito dei quali occorre fare due osservazioni: la prima riguarda il fatto che l’imposizione di obiettivi vincolanti tende per sua natura a limitare i benefici che la liberalizzazione dei mercati dell’energia è in grado di assicurare; la seconda concerne l’esperienza relativa all’applicazione della direttiva emission trading, in cui la definizione di obiettivi immodificabili ha contribuito a provocare situazioni di evidente squilibrio, a favore dei paesi meno efficienti e a discapito di quelli con migliori performance energetiche.
Nella declinazione nazionale dei nuovi obiettivi europei dovranno essere adottati criteri che tengano conto del contributo che le fonti rinnovabili garantiscono oggi in ciascun paese, premiando quelli che nel passato le hanno maggiormente valorizzate. E poi si dovranno considerare le effettive ulteriori potenzialità di sviluppo in ragione delle caratteristiche di ogni paese e garantire un’equa distribuzione degli oneri tra i paesi membri.

Enzo Gatta
(Presidente Assoelettrica)

da Editoriale Assolettrica del 31 maggio 2007

26 giugno 2007

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