Rinnovabili in stallo

  • 31 Maggio 2007

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Per l'ufficio di statistiche energetiche del governo USA, la quota di rinnovabili nel mondo sarà costante al 2030. Uno scenario in cui l'energia è un settore immutabile. Forse per conservare lo statu quo?

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La quota di energia rinnovabili nel mondo sarà pressoché costante al 2030. Stavolta il cupo scenario è stato previsto dalla Energy Information Administration (EIA),  l’ufficio di statistiche energetiche del governo USA.
Secondo le proiezioni presentate nell’International Energy Outlook 2007 della EIA, appena pubblicate, i consumi energetici “commercializzati” a livello mondiale cresceranno del 57% rispetto al 2004, ma le rinnovabili passeranno solo dal 7% all’8% nello stesso periodo e gran parte di questa percentuale sarà ancora relativa ai grandi impianti idroelettrici.

Il rapporto annuale mostra come la crescita della domanda di energia sia rapidissima nei paesi Non-OCSE, coè i meno industrializzati e, in particolare in quelli asiatici, dove la crescita economica farà schizzare sempre più in alto i consumi di energia: +94% al 2030 rispetto ad un aumento del 24% nei paesi OCSE. Va detto che nel 2004 la quota di energia usata dai paesi OCSE era del 44%, quando negli anni ’80 era del 52%. Nel 2030 crollerà al 33%.
Per i paesi OCSE il tasso annuale di crescita sarà dello 0,6%, mentre per i paesi Non-OCSE addirittura del 2,5%.

L’aspetto strano, per non dire “pilotato” di questo rapporto, molto simile nelle sue conclusioni con quelli presentati periodicamente dall’International Energy Agency (IEA), è di un mondo immobile dal punto di vista delle scelte energetiche, una sorta di ipotesi business-as-usual, come se nulla dovrà accadere in un mondo che, ad esempio, in meno di un decennio ha rivoluzionato il suo modo di comunicare. Un modo per conservare il predominio di chi tira le fila del sistema energetico attuale?
Secondo gli autori del documento nessun processo di cambiamento è in atto e lo sarà, nonostante la minaccia dei cambiamenti climatici e il sicuro raggiungimento del picco di petrolio, e forse anche del gas, con il loro conseguente incremento dei prezzi.
Almeno su questo aspetto il rapporto americano ammette che dopo il 2015 l’aumento dei prezzi di petrolio e gas naturale inizierà a far diminuire i loro consumi. Ma solo lievemente, così che la quota del petrolio e dei combustibili liquidi passerà dal 38% del 2004 al 34% nel 2030: i barili di petrolio giornalieri cresceranno dagli 83 milioni del 2004 ai 97 milioni del 2015, per passare ai 118 milioni nel 2030.
Quando c’è in ballo un terzo dell’energia modiale non varrà la pena anche investire nel controllo della risorsa, magari con qualche “necessario” conflitto regionale? Uno scenario desolante. Si vuole forse dire ai decisori politici: non serve cambiare le infrastrutture energetiche oggi, tanto la situazione resterà pressoché identica tra 23 anni.

L’Outlook tuttavia non prende in esame l’energia cosiddetta “non commercializzata” che, si afferma, potrà avere un ruolo importante nei paesi in via di sviluppo (ne usufruiranno 2,5 miliardi di persone al 2030). Questa porzione di energia, che potrà essere sempre più rilevante nei prossimi decenni, include tutta l’energia non collegata alla rete, come il fotovoltaico e l’eolico stand-alone, il solare termico e le pompe di calore geotermiche, ma anche gli usi meno moderni delle biomasse.
Il rapporto EIA afferma che, sebbene l’elettricità da rinnovabili registrerà un incremento annuale dell’1,7%, la sua quota nel panorama elettrico mondiale calerà dal 19% al 16%, poiché molto maggiore sarà la crescita dell’uso del carbone e del gas nell’ambito della generazione elettrica. Marginale sarà anche la crescita del nucleare (da 368 GW del 2004 a 481 GW nel 2030) (vedi figura 4 a pag.13 del documento allegato).
Ovviamente, ma forse l’aggiunta è superflua a questo punto, secondo la EIA i costi di investimento dei nuovi impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili rimarranno “relativamente alti” rispetto a quelli per il carbone e per il gas naturale.

In conclusione forse vorremmo sperare che lo scenario proposto dalla EIA sia un duro avvertimento su come potremmo ritrovarci tra un paio di decenni se nell’immediato non avremo operato seriamente per portare avanti una vera rivoluzione energetica.

LB

30 maggio 2007

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