Rinnovabili: non solo elettriche

  • 29 Maggio 2007

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Un'intervista a Raffaele Piria, Policy Director di ESTIF, sull'importanza di attivare politiche europee e nazionali a sostegno della produzione di energia termica e raffrescamento da rinnovabili

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La prossima Direttiva Europea per l’energia rinnovabile, in bozza entro la fine di quest’anno, non potrà trascurare la rilevante quota che dovrà essere prodotta da queste tecnologie per produrre calore e raffrescamento. Se ne è discusso oggi, 25 maggio, a Roma in un seminario internazionale organizzato da Assolterm e da diverse associazioni di settore, dal titolo “Promotion of Heating and Cooling from Renewable Energy Sources in Mediterranean Countries”.
Nel corso della giornata è stato presentato anche il progetto europeo K4RES-H (Key Issues for Renewable Heat in Europe) che analizza le politiche pubbliche necessarie a supportare l’energia termica e il raffrescamento da fonti rinnovabili (vedi articolo Qualenergia).

Di questi argomenti parliamo con Raffaele Piria, Policy Director di ESTIF, l’associazione europea del solare termico con sede a Bruxelles, che fra l’altro ha coordinato questo progetto.

Proprio in merito all’argomento trattato nel convegno di oggi vorrei chiederti quanto è importante far comprendere ai governi il peso della componente termica nei consumi energetici.
E’ di importanza decisiva perché, come si è visto dalle diverse presentazioni della giornata, quasi la metà del consumo finale a livello europeo è legato al settore termico (ndr 48%). Se vogliamo raggiungere gli obiettivi al 2020 e risparmiare energia fossile dobbiamo affrontare anche questo aspetto. L’elettricità e il trasporto naturalmente rimangono importanti, ma è arrivato il momento di dare la giusta attenzione anche al termico.

Per la produzione di energia termica e per il raffrescamento qual è il ruolo che possono giocare in termini numerici e occupazionali tecnologie come solare termico, biomasse e l’uso diretto della geotermia (sonde geotermiche)?
Un ruolo molto rilevante. Gli obiettivi che le associazioni di categoria a livello europeo si sono poste è di raggiungere il target del 25% del consumo di energia per fini termici coperto con le rinnovabili entro il 2020. In termini assoluta significa ottenere così la gran parte dell’obiettivo generale europeo (ndr 20%) che sarà obbligatorio per quella data. Direi che è il settore chiave per raggiungere questo obiettivo.

Dal punto di vista dei singoli paesi, ad esempio dell’Italia, quali dovrebbero essere le politiche da mettere in cantiere per avere un vero cambio di passo e raggiungere questi ambiziosi obiettivi?
Prima di tutto vorrei dire che a livello europeo si è notato un salto di qualità nell’impegno del governo italiano, rispetto agli ultimi anni, a favore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, con l’attivazione di una serie di misure molto efficaci. Per il solare termico, che qui rappresento, l’obbligo previsto per la nuova edilizia è lo strumento più interessante. Speriamo venga adottato presto e con efficacia, soprattutto con le procedure e i riferimenti di qualità necessari affinché sia un successo di lungo termine.

Quali strategie andrebbero adottate per diffondere il concetto che l’energia termica (compresa quella necessaria per il raffrescamento degli ambienti) e la sua produzione da fonti rinnovabili sono parti integranti di una seria politica energetica?
Credo che ci sia bisogno di un’azione a tutto campo. C’è oggi una sottovalutazione del settore termico da parte di tutti, inclusi molti esperti che rimangono sorpresi dai dati statistici reali sul consumo di energia primaria. Dovremmo intraprendere campagne pubbliche di sensibilizzazione, ma anche ripensare le politiche. Infatti, dopo che per 15 anni ci si è concentrati sull’elettrico a volte anche per gli specialisti è difficile riorientarsi. Per il settore del solare termico saranno decisivi gli attori professionali coinvolti nel mondo edilizio, dalle aziende di costruzione fino agli installatori, ai progettisti, agli architetti. Riferendomi all’Italia vorrei però fare un commento. E’ l’unico paese europeo dove oggi esiste un dibattito sul problema estetico degli impianti solari. Ovviamente i fattori estetici sono importanti ma anche soggettivi. Credo che sia necessario affrontare questo aspetto in modo realistico, anche guardando e valutando le cose in maniera più ampia: sarebbe sufficiente osservare le migliaia di antenne satellitari che sono sui nostri edifici. Non mi risulta che siano mai state oggetto di valutazione estetica.

LB

25 maggio 2007

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