Il bivio per il clima

  • 4 Maggio 2007

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Al termine della riunione Ipcc di Bangkok un nuovo documento indica al mondo politico le strategie per mitigare il riscaldamento del Pianeta

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Se si vuole mantenere l’aumento della temperatura media del pianeta fra i 2 e i 2,4 gradi centigradi le emissioni mondiali di gas serra devono decrescere a partire dal 2015. Il passo successivo è di ridurle del 50-85% rispetto ai valori attuali entro il 2050.
E’ questo uno dei punti chiavi del rapporto di sintesi che la notte scorsa i 400 delegati, provenienti da 120 Paesi, del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), riuniti a Bangkok in Thailandia, hanno concordato. Un testo sulle “Misure di attenuazione” del riscaldamento della Terra (vedi allegato) destinato ai politici incaricati di prendere le decisioni in materia che se, sarà compreso e raccolto, potrebbe essere il propulsore di una rivoluzione energetica e industriale a livello mondiale.

L’Ipcc, con la terza e ultima parte del quarto rapporto, ha comunicato che i prossimi 20-30 anni saranno determinanti per attenuare il riscaldamento del Pianeta e per avere la possibilità di raggiungere livelli più bassi di stabilizzazione delle emissioni di gas serra.
Secondo il documento Ipcc stabilizzare le emissioni al 2030 potrebbe comportare un costo compreso tra lo 0,2% e il 3% del Pil mondiale, meno dello 0,1% all’anno. Il rapporto tuttavia non fornisce una valutazione dei costi legati all’inattività, che però lo scorso ottobre il “Rapporto Stern” del governo britannico aveva stimato intorno al 20%.
Tuttavia viene detto: “C’é una sostanziale potenzialità economica per l’attenuazione delle emissioni mondiali dei gas che causano l’effetto serra nei prossimi decenni che potrebbe compensare la crescita prevista delle emissioni mondiali o ridurre le emissioni al di sotto degli attuali livelli”.

Il rapporto riconosce che le tecnologie e le misure politiche e tecniche (incentivi, regolamentazioni, ricerca e sviluppo, informazione, ecc.) per raggiungere i tagli necessari sono già disponibili e maturi, quindi non ci esistono più scuse per eventuali ritardi che potranno provocare invece gravissimi impatti per l’ambiente e per l’economia mondiale. Tra le varie misure indicate viene evidenziata la tassazione per le emissioni come un modo efficiente di internalizzare i costi dell’anidride carbonica e degli altri gas serra.

William Moomaw, professore della Tufts University, uno tra gli autori del capitolo sulle opzioni energetiche nel rapporto dell’Ipcc, ha dichiarato che “abbiamo bisogno di una rivoluzione energetica di portata paragonabile a quella che si è verificata all’inizio del XX° secolo, quando siamo passati dalle lampade a petrolio e dai carri trainati da cavalli alle automobili e alle lampadine elettriche. Nel 1905 solo il 3% delle case aveva l’energia elettrica. Oggi soltanto il 3% delle case è alimentato da energie rinnovabili. Nessuno di noi nel 1905 avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe accaduto nel futuro che poi si è realizzato, ma proprio questo ci suggerisce che compiere una nuova rivoluzione energetica nella direzione delle fonti rinnovabili non è impossibile”.

Stavros Dimas, commissario europeo all’Ambiente, ha commentato così le conclusioni dell’Ipcc: “esse sostengono pienamente il punto di vista dell’UE secondo il quale i paesi sviluppati devono ridurre le proprie emissioni del 30% al di sotto dei livelli del 1990 entro il 2020, mentre le emissioni globali vanno dimezzate entro il 2050, se vogliamo avere buone probabilità di limitare il riscaldamento globale a non più di 2 gradi al di sopra del livello pre-industriale”.
Stavros chiede alla comunità internazionale di seguire l’esempio dell’unione europea impegnandosi in obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni. Va ricordato che prossimi negoziati per un nuovo accordo globale sui mutamenti climatici dovranno essere lanciati alla prossima conferenza ministeriale ONU a dicembre.

LB

4 maggio 2007

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