Nucleare insostenibile

  • 3 Maggio 2007

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Il rapporto di Greenpeace, "The economics of nuclear power", afferma che l'energia nucleare è un'opzione anti-economica e non può essere un'alternativa nella lotta contro i cambiamenti climatici

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Nella settimana in cui l’IPCC presenterà il suo documento sulle misure da adottare per mitigare il cambiamento climatico, un nuovo rapporto (63 pp.), “I costi economici dell’energia nucleare”, commissionato da Greenpeace e pubblicato da un team internazionale di economisti ed esperti di energia, dimostra in maniera incisiva che l’energia nucleare non è né una soluzione pratica né economicamente sostenibile.

Secondo il rapporto, la costruzione di una centrale nucleare può superare del 300% il budget previsto e, in media, impiegare quattro anni in più per la costruzione rispetto a quelli pianificati. Il rapporto esamina le ragioni degli enormi ritardi e dei costi eccedenti comuni ai progetti di costruzione di energia nucleare, ed esprime preoccupazione sulla sicurezza e affidabilità delle nuove tecnologie.
Questi i punti salienti del rapporto:

  • di paese in paese, la costruzione di una centrale nucleare ha sempre superato in maniera cospicua il budget previsto;
  • i lunghi periodi di costruzione sono sintomatici di una serie di problemi, incluso il fatto di dovere affrontare la costruzione di reattori dalla progettazione sempre più complessa;
  • tenendo conto delle enormi sovvenzioni richieste, di prezzi elevati e non competitivi dell’energia, della scarsa affidabilità e del serio rischio di costi eccedenti in modo sproporzionato, l’energia nucleare non ha alcuna chance di essere economicamente sostenibile per i paesi interessati a un approvvigionamento competitivo di energia;
  • restano preoccupazioni significative e diffuse sulla sicurezza di base, sullo smaltimento dei rifiuti e sullo smantellamento degli impianti esistenti;
  • esistono perplessità simili sulle nuove, non ancora provate, tecnologie nucleari.

Un chiaro esempio di questi problemi è la costruzione in corso a Okiluoto, in Finlandia, di un reattore europeo pressurizzato ad acqua (EPR) di nuova generazione – il primo reattore di questo tipo – che dopo soli diciotto mesi di costruzione ha già accumulato un ritardo di diciotto mesi sul programma, superando già adesso il budget previsto di 700 milioni di euro.
Anche in un mercato totalmente liberalizzato come quello degli Usa, il governo ha stanziato forti sussidi economici per la mancanza di sufficienti investimenti privati da oltre venti anni.

“L’industria nucleare non ha mai mantenuto le promesse fatte riguardo alla sua capacità di far fronte ai bisogni energetici”, spiega uno degli autori del rapporto, Stefan Thomas, professore di Politiche energetiche all’Università di Greenwich: “Finora la storia dimostra il disastroso fallimento del nucleare: decidere la costruzione di nuovi reattori eliminerebbe la possibilità di effettuare gli investimenti necessari in tecnologie rinnovabili ed efficienza energetica, per rispondere ai futuri bisogni di energia in modo economicamente e ambientalmente sostenibile.”

“Questa analisi indipendente fa cadere il mito che l’energia nucleare è una fonte possibile e sostenibile di energia e indica chiaramente che i suoi conti non quadrano”, dichiara Giuseppe Onufrio, direttore campagne Greenpeace Italia: “Queste conclusioni mostrano che l’energia nucleare non è niente di più che una pericolosa e costosa distrazione dalle soluzione reali per il cambiamento climatico. Esistono alternative più economiche, più sicure, più efficaci quali le fonti di energia rinnovabile e lo sviluppo di misure di efficienza energetica, come è indicato nel piano “Energy Revolution” di Greenpeace”.

Il rapporto, inoltre, è sostenuto da una recente analisi condotta dal World Energy Council, che ha mostrato che i tempi per completare la costruzione di reattori nucleari è aumentato da 66 mesi nella metà degli anni Settanta, a 116 mesi (quasi dieci anni) per quelli costruiti fra il 1995 e il 2000. Questi ritardi enormi evidenziano il fatto che l’energia nucleare contribuirà troppo poco e troppo tardi alla sfida per affrontare il cambiamento climatico. Un recente rapporto diffuso dallo statunitense Council on Foreign Relations rende noto che gli Usa ora possiedono 103 reattori nucleari in funzione e che anche prolungando di vent’anni il loro ciclo di vita, tutti i reattori esistenti probabilmente dovranno essere smantellati entro metà del secolo. Per sostituire i reattori esistenti negli Usa, dovrebbe essere costruito un nuovo impianto ogni quattro o cinque mesi nei prossimi 40 anni.

Fonte: Comunicato Greenpeace Italia (vedi sito)

3 maggio 2007

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