Se lo sfruttamento è bio

  • 6 Aprile 2007

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Raccoglitori di canna da zucchero per la produzione di etanolo sfruttati e senza alcun diritto. Succede in un'azienda agricola brasiliana. A denunciare il fatto in Italia è la Confederazione Italiana Agricoltori

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Chi si occupa di fonti rinnovabili, efficienza energetica e lotta contro i cambiamenti climatici ritiene che questi ambiti di azione debbano essere orientati sempre al miglioramento della vita degli uomini e delle nostre società. C’è dietro questo impegno un’etica e una visione di sviluppo della qualità della vita al quale tutti gli operatori dovrebbero attenersi.
Allora ci sembra più che mai opportuno denunciare che moltissimi agricoltori brasiliani addetti alla raccolta della canna da zucchero per la produzione di etanolo impiegati in un’azienda a 450 km da San Paolo (Brasile) lavorano da tempo senza alcun diritto: per 12 ore al giorno vivono sui campi, senza alcuna tutela sanitaria, sono sprovvisti di ogni equipaggiamento e non hanno alcuna possibilità di trovare refrigerio visto che non esistono locali al coperto, così come i servizi igienici.

La denuncia arriva in Italia grazie alla CIA (Confederazione italiana agricoltori) sulla base delle informazioni fornite dall’Ispettorato del lavoro e dalla Federazione del sindacato agricolo brasiliani.
Queste fonti di informazioni fanno sapere che ogni lavoratore deve raccogliere giornalmente fino a 12 tonnellate di canna da zucchero, percorrendo mediamente 8,8 chilometri, sferrando oltre 73.000 colpi di macete. Il salario è di circa 160 euro mensili. Tra il 2005 e il 2006 si contano anche 18 morti durante il lavoro nei campi.

Il Brasile realizza il 35% della produzione mondiale di etanolo a base di canna da zucchero ed è il secondo produttore mondiale dopo gli Stati Uniti che utilizza per realizzare questo biocarburante principalmente mais.

Questa notizia non può non essere letta insieme a quella che riguarda le recenti critiche alla produzione su grande scala di etanolo e sui dubbi riguardo alla sua sostenibilità ambientale ed economica (vedi articolo su qualenergia.it – “Pieno di etanolo? Forse“).

7 aprile 2007

LB

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