Un certificato tutto nuovo

  • 27 Marzo 2007

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L'inefficacia dei certificati bianchi per la realizzazione di impianti termici, cogenerativi e di teleriscaldamento a biomassa vegetale vergine in comuni non metanizzati. Una proposta di modifica che riceviamo dalla Fiper.

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Il meccanismo dei titoli di efficienza energetica, avviato dai DM 20 luglio 2004, dovrebbe rappresentare il principale strumento attivo nel nostro Paese per promuovere l’efficienza energetica negli usi finali. Purtroppo tale dispositivo si è per ora dimostrato inefficace nei confronti degli interventi relativi alla realizzazione di impianti termici, cogenerativi e di teleriscaldamento a biomassa vegetale vergine in comuni non metanizzati.
La ragione dell’inefficacia è legata al fatto che i titoli di efficienza ottenibili attraverso la presentazione di progetti di questo tipo risultano di tipo III (vedi grafico), in base alla definizione data dalla delibera 103/03 dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, e come tali non danno diritto al rimborso in tariffa per i distributori, che non hanno dunque interesse a comprarli; nonostante ciò tali interventi rientrino fra quelli ammessi dai decreti citati e la loro applicabilità è stata ribadita dal comma 73 della legge 23 agosto 2004 n. 239.

La penalizzazione cui sono soggetti gli impianti a biomasse vegetali realizzati in comuni non metanizzati risulta essere:

  • discriminante, dal momento che lo stesso impianto realizzato in un comune metanizzato ottiene titoli di tipo II (delibera Autorità citata), particolarmente appetibili per i distributori, senza apportare benefici energetici e ambientali della stessa entità;
  • controproducente per il Paese, visto che detti impianti a biomassa contribuiscono più degli altri al cammino verso Kyoto, effetto amplificato qualora il combustibile sostituito sia il gasolio (o l’olio combustibile); l’utilizzo delle biomasse vegetali, per ogni tonnellata equivalente di petrolio risparmiata, consente di evitare emissioni di CO2 nell’ordine delle 2,3 tonnellate nel caso del gas naturale e delle 3,1 tonnellate nel caso del gasolio (l’impianto di teleriscaldamento di Tirano, ad esempio, nella stagione termica 2004-2005 ha consentito il risparmio di circa 4 milioni di litri di gasolio e la mancata emissione di oltre 11.000 tonnellate di CO2);
  • un’occasione persa a livello nazionale e locale, in quanto l’utilizzo degli impianti a biomasse aggiunge al beneficio ambientale la creazione di occupazione nella filiera, favorendo l’utilizzo dei terreni per la produzione di culture per usi energetici e il recupero dei boschi, evitando la realizzazione di nuove reti di distribuzione del gas naturale.

Per eliminare questa distorsione si propone di inserire un comma, all’interno di un provvedimento legislativo idoneo, del seguente tenore “ai fini dell’accesso ai benefici di cui ai decreti ministeriali 20 luglio 2004, il risparmio di fonti di energia diverse dall’elettricità e dal gas naturale è equiparato al risparmio di gas naturale”.
Si fa presente che una tale comma è già inserito nel decreto legislativo di recepimento della direttiva europea 2004/8/CE, ma riguarda esclusivamente gli impianti di cogenerazione.

Walter Righini
Presidente Fiper – Federazione Italiana per le Energia Rinnovabili

27 marzo 2007

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