Finanza e mercato per l’efficienza

  • 27 Marzo 2007

CATEGORIE:

Nascono condizioni di mercato favorevoli per l'efficienza energetica, ma non ovunque. Alcuni punti delicati segnalati da Dario Di Santo della FIRE (Federazione Italiana per l'Uso Razionale dell'Energia)

ADV
image_pdfimage_print
In occasione di Energymed 2007 (Napoli), si è tenuto il convegno FIRE “Efficienza energetica: rapporti fra Pubblica Amministrazione, energy manager ed operatori”, un’occasione di confronto fra gli attori coinvolti nella filiera energetica, dal legislatore centrale e locale, alle agenzie per l’energia, dalle aziende di distribuzione agli operatori di mercato e agli energy manager.
L’incontro ha fornito vari spunti di interesse, fra cui le opportunità collegate alla finanziaria, gli strumenti a disposizione delle Regioni e degli Enti Locali per promuovere l’efficienza energetica, le azioni avviate dai distributori e dalle ESCO in sinergia con l’Amministrazione Pubblica e il ruolo dell’energy manager in tale contesto.

Fra gli elementi emersi si segnalano le molteplici iniziative avviate dalla Regione Campania e dagli Enti Locali, autonomamente e in collegamento con le agenzie operanti sul territorio (l’ANEA e l’AGEAS, cui si è recentemente aggiunta l’Agenzia della Provincia di Benevento), con i distributori e le ESCO e con il coinvolgimento delle università campane. Non mancano sul territorio gli esempi di start-up legati all’innovazione e di incubatori tecnologici.
Va sottolineata la progressiva entrata in funzione del meccanismo dei titoli di efficienza, anche per quanto riguarda le azioni attuate in sinergia fra pubblica amministrazione, distributori e ESCO, che costituisce uno degli elementi più interessanti di tale dispositivo.
Da evidenziare anche le iniziative rivolte alle scuole, che stanno riscuotendo successo e che possono contribuire alla diffusione di una cultura attenta all’energia e all’ambiente anche fra i giovani.
Si tratta di un quadro importante, riscontrabile anche in altre Regioni, ma non ovunque, collegato all’esigenza di riuscire a creare un mercato che sia in grado di rispondere alle prospettive di crescita collegate ai vari provvedimenti emanati dal legislatore negli ultimi anni, nonché del recente impegno dell’Unione Europea sull’obiettivo delle rinnovabili al 20% nel 2020.
E proprio a questa esigenza era collegata la tavola rotonda che ha concluso il convegno, cui hanno preso parte rappresentanti delle banche (Intesa IMI S. Paolo, Banca Popolare di Ancona) dei distributori (Napoletana Gas), delle ESCO (Eureco), delle associazioni ambientaliste (WWF) e degli energy manager (Comune di Bari). Alcune considerazioni emerse.

Primo aspetto: la creazione di condizioni di mercato favorevoli. Tutti i relatori hanno concordato sul fatto che il quadro stia mutando favorevolmente. Rimangono alcuni aspetti importanti da superare, fra cui si citano le problematiche derivanti dalla numerosità degli attori coinvolti nel processo decisionale (governo, regioni, enti locali), che non sempre riescono ad instaurare una comunione di vedute e, quindi, ad avviare azioni sinergiche, la scarsità di risorse che accomuna gli enti pubblici e le società private, le procedure amministrative e burocratiche spesso estenuanti, una conoscenza delle opportunità di intervento non ancora sufficiente, la difficoltà di accedere ad alcune tipologie di incentivi e di finanziamenti, specie per gli interventi di dimensioni limitate.
Il nostro paese si caratterizza per una forte disomogeneità, che porta ad avere casi di successo ed esperienze di rilievo accanto a situazioni deprecabili e lontane dai livelli di efficienza attesi negli intendimenti comunitari (e nazionali). Ciò fa sì che ci siano soggetti fortunati, che si trovano ad operare in contesti in cui le amministrazioni regionali e locali lavorano in sintonia e hanno avviato collaborazioni con i distributori, le università, gli enti di ricerca nazionali, le agenzie e le aziende attive nel territorio, dando vita ad incubatori, spin-off, campagne di informazione e intervento con il coinvolgimento della cittadinanza, e così via. Soggetti che possono rivolgersi a sportelli unici efficienti e dialogare con distributori, UTF e uffici dei Vigili del Fuoco in un clima di ricerca delle soluzione dei problemi. E nello stesso tempo, magari nella provincia confinante, i colleghi sfortunati si imbattono in procedure che non rientrano mai nei tempi previsti dalla legge, che bloccano i procedimenti per scarsa conoscenza delle regole e delle interpretazioni già accolte dalle amministrazioni centrali o da altre amministrazioni locali.
Si tratta di problematiche superabili, attraverso l’attivazione degli strumenti già previsti dal nostro ordinamento, come gli sportelli unici, e di idonee azioni di informazione e formazione dei funzionari preposti ai vari compiti nelle amministrazioni decentrate.
Un punto critico rimane quello della scarsità delle risorse, finanziarie e di personale. Senza persone preparate e motivate è difficile operare in modo efficace. Riuscire a dotare le nostre amministrazioni e le nostre aziende di un fattore umano adeguato rappresenta probabilmente la sfida principale per il nostro sistema, destinato altrimenti a confrontarsi con fallimenti e delusioni. Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, è evidente che i piccoli operatori (specie le ESCO che sull’assunzione di almeno una parte del rischio finanziario basano la loro essenza) hanno difficoltà a navigare in un contesto in cui scarseggiano istituti di credito capaci di sostenere la loro crescita. Per fortuna le cose stanno migliorando e alcune banche hanno iniziato ad acquisire le competenze necessarie per valutare i tipici investimenti nell’efficienza energetica e ad attivare linee di credito innovative.
Ma resta ancora molto da fare. Occorre superare il sistema basato sulle garanzie reali per passare a considerare il flusso di cassa generato dagli interventi, almeno per quelli basati sull’utilizzo di tecnologie note ed affidabili. In caso contrario il finanziamento tramite terzi non decollerà, e con esso molti potenziali progetti. Ciò si deve comunque accompagnare ad una maggiore capitalizzazione di questi operatori (ad opera di soggetti pubblici o privati, di venture capitalists, di investitori informali quali i business angels, ecc.) e ad una maggiore disponibilità di fondi di garanzia pubblici, strumenti che possono fornire un grande aiuto in questa fase.

Secondo aspetto: l’esigenza di avere operatori di mercato preparati. E’ normale che un mercato con forti prospettive di crescita attiri nuovi operatori in quantità. Il problema è ridurre al minimo l’impatto dei soggetti professionalmente non all’altezza del compito che si prefiggono (per non parlare di quelli interessati solo alla speculazione). Dal momento che in un libero mercato per di più frammentato è difficile tenere sotto controllo le varie iniziative, è importante che i soggetti istituzionali e le associazioni si adoperino per la diffusione di una cultura etica, per garantire il più possibile una formazione e un aggiornamento adeguati per chi opera nel settore. Nel frattempo gli enti preposti, su indicazione del CEN-Cenelec e in accordo con quanto previsto dalla direttiva 2006/32/CE, hanno avviato il cammino che potrebbe portare alla certificazione delle ESCO, dell’energy management e degli esperti in gestione dell’energia, temi che la FIRE segue attivamente (per quanto riguarda gli esperti, la Federazione è coinvolta nel progetto E-Quem, su cui è possibile trovare maggiori informazioni nel sito web www.fire-italia.it).

Terzo aspetto: la diffusione della cultura dell’efficienza energetica negli usi finali. E’ il punto su cui ci si è mossi prima. Sebbene si notino dei miglioramenti, rimane ancora molto da fare per responsabilizzare la cittadinanza e fornirle gli strumenti per chiedere e ottenere il meglio nel campo dell’efficienza energetica dagli operatori di settore. Più che creare nuove guide e spot, si ravvisa l’esigenza di prendere consapevolezza che i migliori risultati si trovano laddove l’informazione si accompagna ad un quadro di regole chiaro e stabile, ad un’amministrazione attiva e vicina ai cittadini, e ad operatori di mercato preparati. Quando le campagne non trovano riscontro nelle condizioni reali di mercato e nella professionalità degli operatori, il pericolo è che ne segua un contraccolpo che può anche bloccare gli interventi nel settore. E questo è un rischio assolutamente da evitare.

Dario Di Santo
FIRE (Federazione Italiana per l’Uso Razionale dell’Energia)

(Sono disponibili sul sito www.fire-italia.it il resoconto e le memorie presentate nel convegno FIRE svoltosi nell’ambito di EnergyMed)

26 marzo 2007

Potrebbero interessarti
ADV
×